Estados Unidos: Legislative roundup | State Board approves social studies supporting documents

Legislative roundup | State Board approves social studies supporting documents

The State Board of Education approved a variety of supporting documents today for the controversial new social studies standards it approved in February.

In a 7-3 vote, the Board gave a thumbs up to “K-5 unpacking documents,” “K-12 crosswalks,” and “K-12 strand maps,” associated with the new social studies standards. The “6-12 unpacking documents,” will be taken up in July.

There was strong disagreement between Board members over the adoption of new social studies standards back in January and February. Ultimately, the standards were adopted but in a close 7-5 vote.

Many of the same people voted against the supporting documents today, though not all the Board members who voted against the actual standards were present for today’s vote. Board members Olivia Oxendine, Todd Chasteen, and Amy White all voted no today. They were all appointed by previous Republican Gov. Pat McCrory.

Republican Treasurer Dale Folwell and Republican Lt. Gov. Mark Robinson were not in attendance for the vote. Robinson was one of the most vocal opponents of the standards, though since their adoption he hasn’t contributed much to public Board discussion over the supporting documents.

At today’s meeting, Oxendine expressed concern about what she said were omissions in the documents, noting, for example, that they don’t mention Sandra Day O’Connor, the first woman justice of the United States Supreme Court.

In response, State Superintendent Catherine Truitt said that the supporting documents aren’t meant to be an exhaustive list of what can be taught on the standards. It is up to local districts to decide the specifics of what they teach, she said.

Board member Wendell Hall wondered if students ask questions about topics such as racism and gender, can the teacher explore the concept with students during instruction.

Truitt, who recommended approval of the documents and said she had seen them all, said nothing about the supporting documents precludes teachers from discussing whatever they want.

State Board Chair Eric Davis said during the run-up to the discussion that the Board is not seeking a delay of implementation of the standards. A bill that passed the House this month, however, could do just that.

Fuente de la Información: https://www.ednc.org/2021-06-17-roundup-state-board-approves-social-studies-supporting-documents/

 

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El simple esquema con el que una maestra enseña consentimiento sexual a los niños

Una profesora ha convertido en viral su explicación a alumnos de ocho o nueve años en una escuela de California.

Liz Kleinrock se ha propuesto enseñar consentimiento sexual a sus alumnos, niños de ocho o nueve años del World Charter School de Los Ángeles, ante las últimas noticias al respecto en su país. Pero lo que en principio iba a ser material para el colegio se ha convertido en un esquema viral compartido por medio mundo.

«La frustración por el estado de nuestro país me inspira para enseñar a mis chicos a hacer el bien. Hoy hablamos de consentimiento, explorando áreas grises como cuando alguien dice «sí» pero su lenguaje corporal dice «no». Hay que enseñarlo de forma explícita», explica en la publicación de Instagram.

El cuadro que triunfa en la Red es muy sencillo. Primero, se pregunta qué es el consentimiento y responde: «decir sí o no, tener permiso para hacer algo». Y a partir de aquí, desgrana las diferentes situaciones y reacciones.

¿Cómo suena el consentimiento? («Tiene que sonar positivo y con entusiasmo»)

  • «¡Sí!»
  • «¡Claro!»
  • «¡Por supuesto!»
  • «¡Ok!»
  • «Sí, por favor».

¿Cuándo necesitamos preguntar por consentimiento?

  • Para dar abrazos.
  • Para pedir cosas prestadas.
  • Para tocar a otra persona.
  • Besar.
  • Secretos.

¿Qué pasa si…?

  • Quieres un abrazo pero la otra persona no.
  • La otra persona dice «no» pero está sonriendo.
  • Estás abrazando a la otra persona pero cambia de parecer.
  • Esa persona te dejó abrazarle ayer pero hoy no quiere un abrazo.

La respuesta es simple: no hay consentimiento.

¿Qué puedes hacer para no dar ese consentimiento?

  • «No me siento bien ahora mismo».
  • «Quizás en otro momento».
  • «No me gusta eso» / «No quiero eso».
  • «No, gracias».
  • «Pregúntame más tarde».

Para practicar todos estos conceptos, la profesora planteó juegos durante dos semanas en los que el alumnado debía plantear situaciones y explicar sus ideas al respecto.

El resultado es totalmente satisfactorio para ella, que considera un éxito esta práctica: «Demuestra que estudiantes de ocho o nueve años son más inteligentes y tienen más inteligencia emocional que la mitad del Congreso».

También realizaron cómics y dibujos al respecto, y presentaron textos sobre lo que creían que era el consentimiento. «Es importante porque, si no lo haces, es posible que no confíen en ti la próxima vez que preguntes», decía uno de los niños.

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Se l’Africa fosse un bar Siyanda Mohutsiwa e la storia di un tweet

Di Nora Cavaccini

Con qualche anno di ritardo, mi sono imbattuta nella figura di Siyanda Mohutsiwa, una giovane blogger e scrittrice del Botswana. Vorrei precisare che non sono un’esperta, e nemmeno lontanamente una conoscitrice, della complessa realtà storica e culturale dell’Africa, e che mi sono imbattuta in lei seguendo quel modo bulimico e trasversale tipico di Internet, per il quale, a partire da una curiosità, si finisce di link in link ad arrivare a tutt’altra meta di quella che ci si era prefissi.
Ad ogni modo.
Siyanda Mohutsiwa è diventata nota nel 2015 postando un tweet che, come vedremo in seguito, ha generato un hashtag divenuto virale in tutta l’Africa e non solo. L’eco di questo tweet ha infatti raggiunto molte testate internazionali eppure non se ne è mai parlato in nessun giornale, trafiletto o rivista italiana.
Mi sembrava dunque interessante ripercorrere alcune tappe di questa vicenda, sia perché offre punti di vista interessanti sul modo in cui una piattaforma digitale può essere utilizzata, sia perché Siyanda Mohutsiwa – con i suoi soli 25 anni – è una mente brillante, sia perché, e soprattutto, nel nostro immaginario dell’Africa prevale spesso l’idea di un paese problematico e lontano, con l’emergenza dei rifugiati e della fame da un lato, o dei safari con gli animali esotici dall’altro, quando vi si guarda con interesse turistico.
L’attuale diversità del continente e le speranze politiche della gioventù africana, sono invece appena visibili. E forse non sono la sola a saperne ben poco…

Come Siyanda Mohutsiwa stessa avrà a spiegare durante una conferenza TED ad Amsterdam, tutto è nato con una domanda sul Sud Africa, e a seguito delle continue allusioni di questo paese alla necessità di costruire un’era “post-razziale” dopo i devastanti decenni dell’Apartheid.
In realtà, è bene dirlo subito, Siyanda non proviene dal Sud Africa.
Suo padre è originario del Botswana, un Paese dell’Africa del Sud, democratico e con politiche sociali molto progressiste, e sua madre, invece, è del Regno dello Swaziland, una nazione molto piccola, sempre dell’Africa meridionale, ultima monarchia assoluta rimasta nel continente.
Nata e cresciuta in quest’ultima, come bambina che parlava fluentemente la lingua Swati “e basta”, Siyanda approda in Botswana in età scolare, inserita in una nuova casa e in un’identità culturale che non comprende affatto, incapace anche di capire la lingua che la circonda. Per di più, fa il suo ingresso nel sistema scolastico privato africano, il cui unico scopo, dice, era “quello di toglierti via la tua africanità”.
In questo limbo, dove, sue parole, “appartenevo a due posti contemporaneamente ma non mi sentivo parte integrante di nessuno dei due, e allo stesso tempo mi sentivo parte di tutto ciò che c’era intorno”, Siyanda si forma, studia la letteratura, la politica, la filosofia africana, e nella costruzione della sua identità, comincia a essere ossessionata dall’idea di una cultura africana condivisa. Il mezzo che le permette di approfondire davvero questa sua ossessione arriva nel 2011, ed è  Twitter.
Con una connessione che comincia a farsi più accessibile ed economica per tutti, e con una piattaforma che permette – pur nel limite di 140 caratteri – di esprimere la creatività senza confini e restrizioni, Siyanda si affaccia al mondo, scoprendo persone del Sudafrica, del Ghana, della Nigeria, in un continente immenso e diversificato in cui pure non tutti, ma tanti ragazzi come lei, si chiedono cosa significhi essere un giovane africano oggi.

“Mi sono resa conto di cosa stava accadendo. Mi sono resa conto di essere in mezzo a qualcosa di straordinario, perché, per la prima volta, i giovani africani potevano parlare del futuro del continente in diretta, senza restrizioni dovute ai confini, alla finanza, ai governi”.

È in una giornata estiva del 2015, che Siyanda posta dunque questo tweet:

Fuente: http://www.yanezmagazine.com/ifafricawasabar-siyanda-mohutsiwa/

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