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Italia: Scuola Attiva: in cosa consiste? È ancora praticabile per i docenti?

Italia/12 maggio 2018/.lentepubblica

Resumen: El Sistema Educativo ha evolucionado a lo largo de las décadas y, afortunadamente, ha pasado del formalismo a la escuela activa. ¿Pero cuál es el significado de este pasaje? ¿Cuáles son sus piedras angulares? Todavía hoy es posible hablar de una escuela activa para maestros?

Il Sistema di Istruzione ha avuto diverse evoluzioni nel corso dei decenni e, fortunatamente si è passato dalla scuola formalistica alla scuola attiva. Ma qual è il significato di questo passaggio? Quali sono i suoi capisaldi? Ancora oggi è possibile parlare di scuola attiva per i docenti?

Offrire alla popolazione un’istruzione per permettere la condivisione dei valori della modernità. È così che nasce l’istruzione correntemente intesa. Tuttavia, per giungere alla vera e propria istruzione contemporanea si è dovuto fare un vero e proprio upgrade di sistema.

Passando da un sistema esclusivo ad uno inclusivo. Scopriamo in che modo.

Dalla scuola passiva alla Scuola Attiva

Già alla fine dell’800 si auspicava, secondo il pensiero di John Dewey, la creazione di una scuola non convenzionale: non più impostata sul nozionismo e sull’ascolto passivo degli insegnanti o lo studio individuale come erano state le scuole sino ad allora. Ma una scuola secondo la psicologia dell’alunno e non del maestro.

Lo scopo era quello di generare un rapporto più stretto tra insegnanti e studenti in modo da evitare la tipica rivalità e facendo in modo di evitare tecniche mnemoniche per l’apprendimento. Favorendo così la coscienza individuale e lo sviluppo critico dell’alunno. scuola-attiva-partecipazione

Da qui nascerà poi l’espressione “scuola attiva“, coniata dal pedagogo Pierre Bovet e divenuta poi l’insegna della scuola moderna.

Per scuola attiva si intende:

  • Una reazione alla scuola tradizionale (passivaformalistica, incapace di adeguarsi alle esigenze degli alunni);
  • La proposta di un nuovo tipo di educazione.

Fu così che nacque e crebbe una concezione di scuola partecipata in senso vero e proprio.

scuola-attiva-maria-montessoriSeguendo questo indirizzo la rivoluzione educativa, in Italia, arriva tramite l’insegnamento di Maria Montessori. Questa donna, ha infatti dato un impulso fondamentale alla pedagogia moderna e al sistema scolastico. Grazie al suo metodo, che prese piede in alcune scuole già all’inizio del Novecento, per poi esplodere in America negli anni ’60.

Il cosiddetto Metodo Montessori, che è al servizio dei bambini dalla nascita fino al compimento della maggiore età, si concentra sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino.

Ma quali sono i precetti della Scuola Attiva? Lo studente va messo in contatto con la natura, deve sperimentare la coeducazione, il lavoro in gruppo e soprattutto l’etica del lavoro, nella convinzione che il soggetto impara assai più facendo che vedendo o ascoltando.

Tecnologia

La scuola sta cambiando profondamente, dagli spazi fisici ai metodi di insegnamento.

L’innovazione tecnologica che ruolo gioca in questa evoluzione? Ed in questo nuovo modo di intendere l’istruzione? Senza dubbio è molto importante.

Certamente si tratta di un nuovo modo di intendere la partecipazione dello studente all’attività didattica: per questo si stanno sviluppando sempre più espressioni quali Educazione 2.0 e Apprendimento Interattivo.

L’ambiente di apprendimento sta rapidamente cambiando e sempre più studenti vorrebbero che le loro scuole utilizzassero maggiori risorse educative digitali.

Una scuola aperta al 2.0 può stimolare maggiormente gli alunni e fornire loro gli strumenti intellettuali necessari a gestire autonomamente le nuove tecnologie e le loro risorse.

Strumenti nuovi, quali software e strumenti didattici che hanno effettuato lo switch-off da analogico a digitale possono aiutare in questo senso gli alunni ad avere una quota di maggiore partecipazione nell’apprendimento e più stimoli per migliorare la comprensione dei programmi scolastici.

Strumenti come la Lim (acronimo di Lavagna Interattiva Multimediale) che una lavagna digitale che probabilmente sostituirà i tradizionali cancellini e gessetti. Ma anche l’utilizzo di tablet per favorire la didattica digitale e abbattere i costi dei libri scolastici per le famiglie. Eliminando così il gap economico tra le famiglie.

Oppure l’utilizzo, per i docenti, del registro elettronico, così da poter snellire parte della burocrazia scolastica, al fine di dedicare maggior tempo all’insegnamento vero e proprio. scuola-attiva-tecnologia

Tuttavia questo resta ancora un campo minato: da un lato le Scuole italiane non sono ancora pronte a fornire ai docenti la strumentazione necessaria, nonostante la legge già imponga determinati obblighi a dirigenti scolastici e insegnanti.

Dall’altro gli studenti sono spesso abbandonati a se stessi. Troppo indaffarati sugli schermi dei propri smartphone e catturati dalla propria di tecnologia, per badare a un’offerta formativa 2.0 dal punto di vista istituzionale ancora incompleta.

Ciò nonostante si potrebbe, almeno sotto questo punto di vista, guardare al futuro in maniera ottimistica. Nelle scuole del 21° secolo, esistono già spazi che favoriscono la didattica laboratoriale ed esperienziale per l’acquisizione di competenze concretamente spendibili e non solo di conoscenze.

Lo studente può così diventare un attore nel processo di costruzione del sapere. Sempre, ovviamente, distinguendo la Scuola dall’Azienda: l’istruzione deve favorire l’ingresso nel mondo del lavoro ma non diventarne l’anticamera.

Inclusione

scuola-attiva-inclusioneLa Scuola Attiva concerne la piena partecipazione degli studenti alle attività della Scuola non come recettori passivi, ma come agenti attivi. Ma anche anche la pienainclusione dei soggetti in classe che presentano difficoltà di apprendimentodisagi fisici e motori o psichici.

In questo caso anche la legge, fortunatamente, viene in soccorso dell’istituzione scolastica. La Legge n. 170 del 2010 ha ad esempio come oggetto la disciplina normativa dei disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico costituisce il punto di partenza da cui poter far scaturire alcune riflessioni in merito alla tutela legale degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.

Anche perché la situazione, in questo senso, è delicata. Secondo la fotografia del Censis si conferma, purtroppo, il trend in aumento dei ragazzi e bambini con diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Nell’anno scolastico 2014-2015 (ultimi dati disponibili) nel ciclo dell’istruzione secondaria di II grado ammontavano a quasi 68.000 individui, con un +180,9% rispetto all’a.s. 2011-2012, pari a 2,5 alunni ogni 100.

È importante anche che la Scuola venga in soccorso anche degli alunni con disabilità, ed è per questo che esiste la figura dell’Insegnante di Sostegno, introdotta nella scuola dell’obbligo italiana ai sensi della legge 4 agosto 1977, n. 517.

Questo docente deve attuare interventi di integrazione attraverso strategie didattico metodologiche specifiche, con altri insegnanti curricolari. Poiché insieme hanno la responsabilità della realizzazione del processo di integrazione scolastica.

 Il futuro della Scuola Attiva

 “Il contatto vitale con la realtà riguarda molto di più il fondo stesso, l’essenza della personalità vivente nei suoi rapporti con l’ambiente. E questo ambiente, ancora una volta, non è né un insieme di stimoli esterni, né di atomi, né di forze o energie; è un’onda mobile che ci avvolge da ogni parte e che costituisce il mezzo senza il quale non potremmo vivere.”

 Franco Basaglia

Né un insieme di stimoli esterni, né di atomi, né di forze o energie: un’onda mobile che ci avvolge da ogni parte. La definizione di Basaglia, che applicava questo concetto agli istituti di correzione, vale senza dubbio anche per le istituzioni scolastiche.

Solo, infatti, con una prospettiva di pieno coinvolgimento si possono fare interagire pienamente gli alunni con l’ambiente formativo. Stimolando così appieno la loro crescita mentale e spirituale. scuola-attiva-futuro

Ma è ancora possibile ragionare secondo questi stilemi ai tempi dei millennials? I casi continui di violenza, aggressione e insofferenza da parte dei ragazzi verso i propri formatori danno molto da pensare.

Forse serve semplicemente rimettere mano al sistema di istruzione (ma in modo serio, non semplicemente con una legge copia-incolla della Buona Scuola). Forse il sistema va scardinato e riassemblato. Con i docenti che possano avere di nuovo la forza di entrare in classe senza la paura di venire dileggiati. E gli studenti che ritrovino quell’educazione civica nei confronti dell’insegnante che oramai spesso è mancante.

È una lunga strada, ma si deve pur iniziare in qualche modo.

Fuente: https://www.lentepubblica.it/scuola/scuola-attiva/

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Nueva York: Estudio demuestra el agravamiento de los ataques contra la educación en todo el mundo

Nueva York/12 de Mayo de 2018/HRW

 Los ataques deliberados e indiscriminados contra escuelas y universidades y sus alumnos y personal se han vuelto más comunes en los últimos cinco años, manifestó la Coalición Global para Proteger la Educación de Ataques (Global Coalition to Protect Education from Attack, GCPEA) en la edición de 2018 de su informe insignia, presentado hoy. El informe de 300 páginas, Ataques a la educación 2018identifica más de 12.700 ataques ocurridos entre 2013 y 2017 que afectaron a más de 21.000 alumnos y educadores.

En los últimos cinco años, 41 países sufrieron al menos cinco ataques a la educación, incluido como mínimo uno con carácter deliberado o consecuencias letales. Esto supone un drástico incremento respecto de la edición 2014 del informe, cuando GCPEA documentó que 30 países sufrieron este nivel de ataques a la educación entre 2009-2013.

“Enseñar y aprender es cada vez más peligroso, y a menudo están en riesgo las vidas de estudiantes, docentes y académicos”, explicó Diya Nijhowne, directora ejecutiva de GCPEA. “Aunque las escuelas y universidades deberían ser espacios seguros y de protección, sigue ocurriendo que fuerzas y grupos armados las conviertan en ámbitos de intimidación y violencia”.

Este informe incluye perfiles de 28 países que sufrieron al menos 20 ataques a la educación entre 2013 y 2017. GCPEA concluyó que nueve países sufrieron más de 1.000 ataques a la educación o agresiones en las que se perjudicó a más de 1.000 estudiantes, docentes, profesores u otro personal educativo. Entre estos países se incluyen la República Democrática del Congo (RDC), Israel/Palestina, Nigeria, Filipinas, Sudán del Sur, Siria y Yemen.

Por ejemplo, más de 1.500 escuelas y universidades en Yemen resultaron dañadas o destruidas por ataques aéreos o combates, o se usaron para fines militares. GCPEA identificó señalamientos de al menos 650 incidentes de ataques a la educación o uso militar de escuelas en Siria. En Filipinas, grupos armados habrían hostigado o intimidado al menos a 1.000 alumnos y enseñantes.

En 18 de los países relevados, los ataques a la educación estuvieron dirigidos deliberadamente a alumnas o mujeres docentes. Algunos grupos extremistas atacaron con explosivos o incendiaron escuelas de niñas, o bien mataron, hirieron o amenazaron a alumnas y profesoras. Por ejemplo, cerca del 25 % de los ataques que se habrían cometido contra escuelas en Afganistán estuvieron dirigidos a escuelas de niñas. En todo el mundo, partes armadas también abusaron o violaron sexualmente de mujeres y niñas en contextos escolares o en las proximidades de estos. En un ejemplo de 2017, milicias armadas de la RDC habrían secuestrado a ocho niñas de una escuela primaria para violarlas sexualmente durante un período de tres meses.

Entre 2013 y 2017, se usaron escuelas y universidades para fines militares en 29 países, por ejemplo, como bases, cuarteles, centros de detención o para otras tareas militares. Estos usos militares aumentan el riesgo de que las escuelas y universidades afectadas sean atacadas por fuerzas contrarias, que grupos armados recluten a niños y niñas o que se someta a violencia sexual a alumnos y docentes. Por ejemplo, una escuela en Ucrania usada por diversas fuerzas y grupos armados como depósito de armas fue alcanzada por lanzamientos de artillería en seis ocasiones en enero y febrero de 2015.

Fuerzas y grupos armados también han reclutado a niños soldados en escuelas en 16 de los 28 países analizados. En un incidente ocurrido en diciembre de 2013, cerca de 413 niños de escuelas de la localidad de Rubkona en Sudán del Sur fueron reclutados por la fuerza y enviados a combatir.

En 52 países de distintas regiones del mundo hubo ataques contra la educación superior, incluidos todos los países analizados. Los ataques incluyeron, entre otros hechos, la represión violenta de protestas vinculadas con la educación en las cuales se hirió a estudiantes o personal educativo, o abusos físicos o amenazas debido al contenido del programa académico. En 20 de los países analizados se produjeron ataques a edificios de educación superior. Uno de estos ataques ocurrió en Kenia, donde hombres armados mataron al menos a 142 alumnos e hirieron a otros 79 el 2 de abril de 2015, durante un ataque perpetrado en la Universidad de Garissa.

“Fueron varias las tendencias que contribuyeron a los abusos que se describen en el informe”, apuntó Amy Kapit, directora de Investigación de GCPEA. “Se pueden mencionar los ataques de grupos armados extremistas, como ‘Estado Islámico’, el uso de bombardeos aéreos para combatir a grupos armados y la violencia contra estudiantes durante protestas en escuelas o universidades”.

Ante esta violencia, existe un consenso global cada vez mayor de que debe protegerse a las escuelas y universidades como espacios seguros en contextos de guerra. Más de un tercio de los Estados Miembros de la ONU, 74 países, han adheridos a la Declaración sobre Escuelas Seguras, un compromiso político impulsado por Noruega y Argentina. Al adherir a la Declaración, los Estados se comprometen a tomar medidas concretas para proteger la educación, entre otras cosas, implementando las Directrices para Prevenir el Uso Militar de Escuelas y Universidades durante Conflictos Armados. La cantidad de Estados que adhieren a la Declaración se ha duplicado en menos de tres años y el nuevo informe de GCPEA insta a todos los Estados a sumarse a la Declaración e implementarla como principal recomendación para proteger la educación en los conflictos armados.

Asimismo, el Objetivo de Desarrollo Sostenible 4, Educación de calidad —un compromiso global para alcanzar la educación de calidad universal y equitativa en 2030—, incluye un indicador que mide el Número de ataques a estudiantes, personal e instituciones, y reconoce así la importancia de preservar a la educación durante los conflictos armados. La serie de documentos Ataques la educación ha sido seleccionada como fuente para medir los avances hacia el logro de este indicador.
“Ataques a la educación 2018 pone de manifiesto el profundo sufrimiento humano infligido por estos ataques”, señaló Nijhowne. “Al adoptar e implementar la Declaración sobre Escuelas Seguras, entre otras medidas, llevando a cabo un seguimiento de los ataques a la educación para responder de manera más eficaz y posibilitar que haya rendición de cuentas, los países podrán empezar a garantizar la educación segura para todos”.
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La Coalición Global para Proteger la Educación de Ataques (Global Coalition to Protect Education from Attack, GCPEA) incluye a los siguientes miembros: copresidentes Human Rights Watch y Save the Children, el Council for At-Risk Academics (Cara), el Instituto de Educación Internacional (Institute of International Education, IIE), Education Above All Foundation (EAA) y organismos de la ONU. GCPEA es un proyecto de Tides Center, una organización sin fines de lucro constituida en virtud del apartado 501(c)(3).
El presente estudio se elaboró a partir de investigaciones independientes realizadas por GCPEA. Se llevó a cabo separadamente de las distintas organizaciones miembros que integran el Comité Directivo de GCPEA y no refleja necesariamente la opinión de estas. Para la preparación de este informe, GCPEA reunió datos de organismos de la ONU, organizaciones no gubernamentales, órganos gubernamentales; organizaciones de investigación, informes de medios y datos compartidos por expertos y grupos de trabajo nacionales. El estudio es el cuarto de la serie. Las ediciones anteriores de Ataques a la educación fueron publicadas en 2007 y 2010 por la UNESCO y en 2014 por GCPEA.
Education Above All Foundation, el Ministerio de Relaciones Exteriores de Noruega y un donante anónimo brindaron generosos aportes para la preparación de Ataques a la educación 2018. EAA trabaja en la prevención de ataques a la educación en alianza con GCPEA desde 2011. La Escuela de Salud Pública Mailman de la Universidad de Columbia colaboró con investigaciones en áreas concretas. The NoVo Foundation también ha patrocinado el trabajo de GCPEA.
Fuente: https://www.hrw.org/es/news/2018/05/10/estudio-demuestra-el-agravamiento-de-los-ataques-contra-la-educacion-en-todo-el
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Reino Unido: Gobierno lanza fondos para desarrollo de habilidades lingüísticas tempranas

El gobierno ha anunciado un total de £ 13.5 millones en fondos para ayudar a apoyar el lenguaje temprano y las habilidades de alfabetización.

 Europa/ReinoUnido/pre-school.org.uk
El Secretario de Educación Damian Hinds anunció el fondo y explicó que se usaría para respaldar dos esquemas: un proyecto de £ 5 millones administrado por la Education Endowment Foundation (EEF) con el objetivo de apoyar a los padres a través de pasos simples como leer y cantar canciones de cuna; y un fondo de £ 8,5 millones para proyectos de autoridades locales dirigidos a niños desfavorecidos.
Apoyo parental
Ambos planes tendrán como objetivo fomentar la confianza de los padres en apoyar a sus hijos con un lenguaje y una lectura temprana, en un intento por ayudar a cerrar la brecha entre los niños desfavorecidos y sus compañeros cuando comiencen la escuela. El gobierno dijo que hay evidencia que sugiere que esta brecha puede tener un efecto a largo plazo en los resultados educativos de los niños.
Hinds dijo: «Este nuevo apoyo ayudará a los padres con el aprendizaje temprano del idioma en el hogar al darles consejos prácticos sobre actividades como leer y aprender el abecedario, que son tan importantes para asegurar que ningún niño se quede atrás».
Los esquemas son parte de un impulso más amplio para mejorar la movilidad social y se anunciaron por primera vez en diciembre como parte del plan Desbloquear el Talento, Cumplir el Potencial .
Preocupaciones de la alianza
Neil Leitch, director ejecutivo de la Alianza, comentó: «Cualquier dinero centrado en conseguir que los niños desfavorecidos estén preparados para la escuela debería ser dinero bien gastado. Pero el hecho es que estos padres ya deberían tener acceso a un apoyo profesional de este tipo en forma de centros para niños. El hecho de que algunos padres no puedan obtener este apoyo es el resultado de años de indiferencia hacia los centros para niños que ha llevado a la falta de inspecciones y cientos de cierres .Esta pequeña cantidad de dinero no cambiará eso.
«Si los ministros tomaran en serio cerrar la brecha entre palabras, se centrarían en llegar a tantos niños como sea posible a través de centros para niños financiados adecuadamente y profesionales de cuidado infantil de calidad, en lugar de ofrecer fondos parciales a un puñado de padres. Hasta entonces, anuncios como este serán recibidos con escepticismo por un sector que ya se siente infravalorado y preocupado por un futuro de costos crecientes y fondos en caída «.
Fuente: https://www.pre-school.org.uk/news/2018/05/government-launches-fund-early-language-skills
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México: Anaya admite que “no hubo un mínimo de pedagogía” para explicar la reforma educativa que él avaló

CIUDAD DE MÉXICO (apro).- Ante las organizaciones promotoras de la reforma educativa, que él aprobó como diputado federal del Partido Acción Nacional (PAN), el candidato Ricardo Anaya reconoció que la mayoría de los maestros del país está en contra de la misma, y “el sentimiento en el magisterio es de persecución”.

Al participar en el encuentro “Diez por la Educación”, organizado por organizaciones civiles especializadas en el tema, como Mexicanos Primero, que encabeza el magnate Claudio X. González Guajardo, Anaya se pronunció por continuar con la evaluación de los maestros.

Sin embargo, advirtió que los profesores, no sólo los de la Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación (CNTE), están molestos y en contra de la reforma, porque además “no hubo un mínimo de pedagogía” para explicarla.

“Hay un problema estructural de fondo: Los maestros no se sienten parte de la reforma”, subrayó el candidato de la alianza PAN-PRD-Movimiento Ciudadano, quien junto con el PRI aprobó la reforma educativa.

“Hoy está fracturada la relación con el magisterio… Si no los logramos convencer, vamos a tener todo tipo de resistencias”, puntualizó.
Comisión de la verdad

Más temprano, Anaya participó en el diálogo Paz con justicia, que integra a víctimas de la violencia, y ante ellos reiteró su propuesta de crear una comisión de la verdad con asistencia internacional, que se solicitaría a la Organización de las Naciones Unidas (ONU), para investigar violaciones graves de derechos humanos y corrupción.

Sin embargo, aclaró que de nada serviría una instancia así si la fiscalía general de la República no es autónoma, por lo que planteó que esa será su prioridad, en caso de ganar las elecciones.

Y además de ratificar la vigencia de la Ley de Seguridad Interior, el panista se pronunció por crear una ley de mando mixto.

“Si soy presidente, ésta va a ser mi máxima prioridad, desde el instante uno promoveré un periodo extraordinario de sesiones para sacar la reforma al 102 de manera inmediata y también la del Mando Mixto Policiaco para definir los plazos”.

Anaya reiteró que la estrategia contra el crimen en los más recientes diez años, incluyendo parte del gobierno de Felipe Calderón, miembro del PAN, ha fracasado, por lo que debe cambiarse.

El candidato de la alianza PAN-PRD-MC se reunió ayer en privado con Larry Fink, presidente ejecutivo de BlackRock, el administrador de fondos más grande del mundo.

“Sí, tuvo un encuentro privado (en inglés)”, confirmó el portavoz Felipe González.

Fuente: https://www.proceso.com.mx/533354/anaya-admite-que-no-hubo-un-minimo-de-pedagogia-para-explicar-la-reforma-educativa-que-el-avalo

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Los maestros están en huelga en la América de Trump

En el corazón de una Oklahoma profundamente roja, los maestros redefinen la imagen de activistas laborales e inspiran a colegas asediados en otros estados rojos.

AméricadelNorte/EEUU/CIUDAD DE OKLAHOM/CAITLIN EMMA

 Alberto Morejón, vestido para el negocio con una camisa blanca abotonada y corbata roja, estaba de pie cerca de los escalones del Capitolio de Oklahoma, examinando lo que había comenzado. A su alrededor, varios miles de profesores, muchos de los cuales lo conocían por su nombre, gritaban: «¡Un día más, un día más fuerte!»

Habían pasado casi dos meses desde que Morejon vio la cobertura de noticias de los maestros en West Virginia, que no habían tenido un aumento desde 2014, cuando se embarcaron en una huelga de casi dos semanas que obligó a la Legislatura republicana estatal a aprobar un 5 por ciento aumento salarial. Los salarios de los docentes en Oklahoma, como Morejon sabía bien, no eran mucho mejores que Virginia Occidental: ambos estados han sido clasificados entre los cinco peores de la nación. Morejon, un profesor de ciencias sociales y entrenador de béisbol de 25 años de Stillwater Junior High en Stillwater, Oklahoma, vio el precio que estaba tomando para sus colegas. Un colega, que se acerca a la edad de jubilación, tenía que cortar decenas de jardines después de la escuela todas las semanas para pagar la matrícula universitaria de su hija.

Entonces, mientras los maestros de West Virginia seguían en los piquetes, Morejón decidió que era hora de que su estado hiciera lo mismo. Creó un grupo de Facebook llamado «Oklahoma Teacher Walkout – The Time Is Now!». En solo tres días, el grupo aumentó a 30,000 miembros. El 8 de marzo, el sindicato presentó una lista de demandas -como un aumento de $ 10,000 para maestros y $ 200 millones para compensar los recortes en el financiamiento de educación- que amenazan con una huelga escolar masiva el 2 de abril si no se cumplen. El 31 de marzo, la Legislatura aprobó un aumento de $ 6,100, pero no fue suficiente y se llamó a la huelga. El tercer día de la huelga, me paré junto a Morejón, cerca de los escalones del Capitolio, donde los maestros agradecidos se tomaron autofotos con él, y le pregunté cuánto tiempo podría durar.

«Si piensan que nos van a esperar, están locos», me dijo Morejón. «Esto va a durar tanto como quieran que dure».

Eso fue hace una semana y los maestros todavía están en eso. Las demandas se han alejado de un aumento mayor y hacia más fondos para aliviar los recortes en la educación profunda a lo largo de los años. Los maestros han decidido que preferirían arriesgarse a una reacción pública que conformarse con libros de texto obsoletos, aulas en ruinas y semanas de cuatro días en casi un quinto de los distritos escolares de Oklahoma. El grupo de Facebook de Morejon ahora tiene más de 76,000 miembros, unas 34,000 personas más que profesores en el estado, un fuerte indicio de que la huelga de Oklahoma está teniendo una gran influencia en los maestros inquietos y mal pagados en otros estados republicanos como Kentucky y Arizona, donde Los legisladores que recortaron impuestos han acelerado los presupuestos de educación en la última década.

Morejon es un jugador clave en un sorprendente movimiento laboral de base que se ha desatado en menos de dos meses. Hasta ahora, los profesores hastiados han encontrado un apoyo inesperadamente sólido entre los votantes que de otra manera tendieron a favorecer los impuestos bajos o inexistentes. A medida que el incendio forestal se extendió hacia el oeste, los funcionarios del gobierno más responsables de esas medidas de austeridad presupuestaria parecen casi sorprendidos por lo difícil que ha sido mantener el poder político. En los primeros días de la huelga, la gobernadora de Oklahoma, Mary Fallin, trató de golpear a los maestros como ingratos malcriados, comparándolos con «un adolescente que quiere un auto mejor». El enfoque ad hominem no ha ido bien. Los docentes, muchos de ellos mujeres, están redefiniendo las actitudes sobre el trabajo organizado, reemplazando los estereotipos negativos de los obreros mal pagados y mal pagados con un rostro más comprensivo: los que trabajan demasiado y que menosprecian que dicen que están peleando por sus estudiantes tanto como ellos «. Re luchar por si mismos.

La escena festiva fuera del Capitolio estatal la semana pasada -partida política parcial, parte del concierto y parte de la fiesta de portería- no parecía un piquete típicamente sombrío. Maestros, estudiantes y padres y con los más pequeños bailaron en la «YMCA» de Village People. Las bandas escolares locales interpretaron «We’re Not Gonna Take It» de Twisted Sister. Familias enteras montaron carpas y sillas de jardín, repartiendo comida y bocadillos gratis . La gente marchaba en círculos alrededor del edificio, empuñando y agitando carteles, muchos de los cuales golpearon al gobernador. Una de ellas, que mostraba la cara de Fallin, decía: «Si la ignorancia es felicidad, entonces esta debe ser la mujer más feliz de la Tierra».

Dentro del Capitolio, la atmósfera se sentía más tensa. La gente se reunió alrededor de la cúpula central en los primeros cuatro pisos del edificio, gritando: «¡Todavía estamos aquí!» Y «¡No nos iremos!». Los maestros se abanicaron en pasillos abarrotados y exigieron reunirse con los legisladores de su estado.

Oklahoma es la batalla de maestros más candente del país en este momento, pero Kentucky y Arizona no se quedan atrás. En Kentucky, el sindicato de maestros del estado está instando a los maestros a marchar sobre el Capitolio en Frankfort el viernes después de que el gobernador republicano Matt Bevin vetó un proyecto de ley esta semana que impulsaría la financiación por alumno en el estado. También firmó un proyecto de ley de reforma de pensiones que fue aprobado rápidamente por la Legislatura estatal el mes pasado. Ese proyecto de ley de reforma de pensiones, tremendamente impopular entre los maestros, haría las pensiones más parecidas a los planes 401 (k). La aprobación de la ley desató una gran «enfermedad» el mes pasado, con los maestros asaltando el Capitolio.

En Arizona, los maestros usan ropa roja esta semana y realizan «visitas sin cita», donde se quedan afuera de la escuela y hablan con los padres y cualquiera que escuche sobre el estado de sus aulas, la necesidad de un aumento del 20 por ciento y más fondos para la educación . Al igual que Oklahoma, Arizona ha visto a muchos de sus maestros huir del estado en busca de trabajos mejor pagados en la vecina Nevada, donde un proyecto masivo de reforma educativa promovido por el gobernador republicano Brian Sandoval inyectó $ 500 millones en el presupuesto educativo. Se espera que los educadores de Arizona anuncien una fecha para su propia huelga masiva en los próximos días.

«Todos ustedes realmente nos están inspirando en este momento. West Virginia nos despertó, pero todos reafirmaron todo «, dijo Joe Thomas, presidente de la Asociación de Educación de Arizona durante una discusión remota el 3 de abril con Alicia Priest, presidenta de la Asociación de Educación de Oklahoma, que se publicó en Facebook .

«Si este es el único idioma que los políticos escucharán», dijo Thomas, «hablaremos este idioma si es necesario».

Lara Brown, directora de la Graduate School of Political Management en la Universidad George Washington y ex funcionaria del Departamento de Educación durante la administración Clinton, ha criticado a los sindicatos de docentes, que cree que en el pasado han sido una barrera para la mejora y la reforma.

Pero dijo que los docentes de Oklahoma, Kentucky, Arizona y Virginia Occidental podrían presionar a otros estados rojos -donde los recortes de fondos educativos plagan a las escuelas y recortan salarios- para tener conversaciones más amplias sobre cómo debería ser la educación pública y cómo debería financiarse.

«Los maestros son un gran electorado», dijo Brown. «Hay miles y miles de maestros en todos los estados y lo que realmente significa en el nivel práctico es que los profesores pueden organizarse y emitir el voto en forma absoluta … pero si pueden dominar la conversación nacional sigue siendo un gran signo de interrogación».

El lunes, en la página de Facebook que comenzó todo, Morejon escribió: «Al hablar con los maestros de West Virginia, me dijeron que el día más importante de la huelga fue el segundo lunes». El lunes fue el «segundo lunes» y muchos observadores estimaron la multitud en el Capitolio era la más grande hasta el momento.

***

Entre los mayores problemas de Oklahoma está el hecho de que no puede mantener a sus maestros. Se entrenan en las mejores universidades de Oklahoma y luego conducen hacia el sur, a Texas, donde las escuelas prometen miles de dólares adicionales para atraer a los mejores talentos. El salario promedio de un maestro en Texas es de $ 52,575, en comparación con $ 45,245 en Oklahoma, según datos federales. El estado de Sooner ha tenido que emitir certificaciones de emergencia a miles de personas en los últimos años para el personal de las aulas, lo que genera inquietud sobre las calificaciones. Incluso el Maestro del Año de Oklahoma dejó el estado para Texas en 2016 después de liderar una iniciativa electoral fallida para otorgar a los maestros del estado un aumento de $ 5,000.

Esa exasperación es sentida por aspirantes a educadores que apenas han comenzado sus carreras. Kristen Holland, Leah Chambers y Hallie Ball, todas estudiantes y maestras de la Oklahoma State University, me dijeron que quieren continuar enseñando en el estado, aunque saben que pueden ganar más dinero en Texas como maestras de primer año. «Las escuelas de Texas saltan a la vista y nos dicen que podemos ganar más dinero, pero quiero quedarme aquí», dijo Chambers, de 22 años .

Afuera, cuatro maestros de primaria de Norman, Oklahoma, esperaban a un amigo cerca de una fila de baños portátiles. «Puedes ir a cualquier otro lado y ganar $ 15,000 más como maestra de primer año», dijo Brenda Frieling. «Los maestros están listos».

«He tenido superintendentes en Texas gracias porque contrataron a nuestros maestros», dijo Deborah Gist, superintendente de Tulsa, quien habló por teléfono el primer día de marcha a Oklahoma City desde Tulsa, a 110 millas de distancia. «Crea una situación extraordinariamente inestable».

Los recortes educativos también pesan sobre los maestros, dijo Gist. Alrededor de una quinta parte de los 513 distritos escolares públicos de Oklahoma operan en un horario de cuatro días, obligados a encontrar una manera de reducir los costos a raíz de los recortes en la financiación de la educación estatal. Desde 2008, alrededor del 28 por ciento del financiamiento estatal por alumno, ajustado por la inflación, se ha reducido, según el Centro de Presupuesto y Prioridades de Políticas, un grupo de expertos. Los maestros que protestan se han quejado de los libros de texto obsoletos unidos por cinta adhesiva y escritorios destartalados. Una niña de 7 años descubrió que había heredado el mismo libro de texto utilizado una vez por el cantante country Blake Shelton, en 1982.

Pero los gráficos y los argumentos estadísticos no siempre ganan la batalla por el apoyo público.

Los maestros saben que están jugando un juego de relaciones públicas, lo que explica por qué Gist y cerca de 150 de sus colegas están durmiendo en los gimnasios escolares a lo largo de su recorrido desde Tulsa a Oklahoma City. Miden la buena voluntad en la voluntad de las personas de llevarles alimentos y bebidas, pero esa no será la medida de la durabilidad de su causa. Eso se decidirá en las cámaras de la Legislatura estatal.

«No podemos alejarnos de este momento y pensar que alcanzamos el éxito», dijo Gist.

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Definir el éxito pesa en los dirigentes sindicales como Ed Allen. Allen es presidente de Oklahoma City American Federation of Teachers, un sindicato local de afiliados sindicales, y aunque está entusiasmado con la posibilidad de traducir la energía de la huelga a las urnas en noviembre, le preocupa una estrategia de salida y la falta de ella. de uno le servirá a un movimiento obrero de base que cuenta con amplio apoyo público, al menos por ahora.

«Mientras más te alejas de Oklahoma City, menos pasión tienes», me dijo. «Si tus hijos no van a la escuela por un par de semanas, los que te apoyaron en algún momento van a empezar a decir: ‘Sí, lo entiendo, estoy contigo, pero toma la victoria y sigue adelante la carretera.’ Pero cuando caminas entre la multitud [en el Capitolio], la gente se emociona y no está lista para escuchar: «Vámonos a casa». Y aún no estamos listos para decirlo. Entonces no lo sé «.

Parte de esa frustración está surgiendo de legisladores estatales y padres en partes más rurales del estado. Allen dijo que habló con un representante en uno de esos distritos menos poblados. «Y él dijo: ‘¿Sabes que cuando hablo con mis electores me dicen que alguien está descontento con un aumento de $ 6,000? No lo estamos entendiendo del todo «.

En un video que se viralizó esta semana y que luego fue borrado, el representante estatal Kevin McDugle, un republicano de primer año, dijo que no votaría «por otra medida apestosa cuando (los profesores) actúen de la manera en que actúan». Poco después , una maestra de segundo grado de Oklahoma anunció que se postularía para su puesto. (No fue la única maestra que decidió postularse para el cargo cuando se abrió la ventana de registro esta semana).

Una tarde, mientras los maestros en la ciudad de Oklahoma seguían sacudiendo a los legisladores estatales, decidí ver si podía tomar la temperatura fuera de la capital. Conduje hasta la pequeña ciudad de Guthrie, a una media hora de la ciudad de Oklahoma, donde una fina capa de polvo rojo cubre muchos de los automóviles. Las escuelas cerraron durante la semana debido a las huelgas.

«Es difícil encontrar cosas que hacer aquí», dijo Jason Smith, un estudiante de secundaria, mientras almorzaba en McDonald’s con su abuela, Tamara Smith. Dijo que apoya a sus maestros y a su causa, pero que quiere volver a la escuela porque pasa los días sentado mirando YouTube.

Su abuela dijo: «Los apoyo tratando de obtener mejores fondos para la educación, pero quiero decir, ya es suficiente, ¿no?».

Al otro lado de la calle, en Walmart, una madre que da clases a sus hijos en casa y que dijo que no se sentía cómoda al ser identificada por su nombre, dijo que los paros pueden poner a prueba a una comunidad que ya lucha. Más del 60 por ciento de los estudiantes de Guthrie son elegibles para almuerzos gratuitos o de precio reducido, según datos federales. Las iglesias en el área están repartiendo almuerzos a los estudiantes que no están en la escuela y trabajando para mantener a los niños entretenidos, a veces conduciéndolos a la ciudad de Oklahoma para ver una película.

De vuelta en el Capitolio estatal, los maestros corearon: «2, 4, 6, 8, queremos que legislen». En el interior, los legisladores estatales debatieron varios proyectos de ley que podrían aumentar los ingresos por educación para Oklahoma en decenas de millones de dólares, pero no está claro qué facturas o qué cantidad de dinero finalmente terminará las huelgas.

«Realmente tomaría cerca de $ 1.5 mil millones para compensar 10, 11 años de recortes en la educación en Oklahoma», dijo Allen de la Federación de Docentes de Oklahoma City American. «Ahora, si alguien piensa que va a hacer eso todo en un año, en una factura, realmente no se puede hacer».

Si bien los legisladores del estado de Oklahoma han aceptado algunas de las demandas de los maestros, se han negado a ceder ante otros.

El gobernador Fallin firmó un proyecto de ley esta semana, revocando un impuesto de alojamiento propuesto que habría recaudado alrededor de $ 50 millones para la educación. También parece que no hay apetito para terminar con una rebaja de impuestos que beneficia a miles de acaudalados habitantes de Oklahoma, conocida como la deducción de ganancias de capital del estado. La Asociación de Educación de Oklahoma ha señalado que poner fin a esa desgravación fiscal es una prioridad importante, diciendo que podría proporcionar alrededor de $ 120 millones al año en dinero nuevo para la educación pública. Los docentes aún tienen esperanzas, ya que los legisladores estatales consideran los cambios a los créditos fiscales para las empresas de energía eólica, lo que podría canalizar más dinero hacia la educación pública.

Luego de una gran participación en el segundo lunes de la huelga, la multitud de manifestantes disminuyó un poco el miércoles ya que algunos maestros sintieron el retroceso a la escuela. En lo que algunos vieron como una señal del comienzo del fin, la Asociación de Educación de Oklahoma comenzó a enfatizar las ganancias que los maestros han asegurado hasta ahora, como un estimado de $ 22 millones en ingresos educativos adicionales del juego de azar «ball and dice». La huelga no ha terminado todavía. Más de dos docenas de distritos escolares -todos menos dos de los más grandes, que prestan servicios a casi la mitad de los estudiantes de escuelas públicas del estado- anunciaron que cerrarían el jueves, algunos hasta el viernes.

Fuente: https://www.politico.com/magazine/story/2018/04/12/teacher-strikes-oklahoma-city-kentucky-west-virginia-217849

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KENYA Falling student numbers – A shift in the High Education landscape

Africa/Kenia/.universityworldnews.com

Resumen: Los inversores privados y el gobierno de Kenia están mirando millones de dólares en pérdidas ya que varias universidades registran una caída en el número de estudiantes, dejando a las universidades con una capacidad subutilizada significativa. Los datos de la encuesta publicados por el Ministerio de Educación del país recientemente indican que la mayoría de las universidades están luchando para atraer a los estudiantes a tomar algunos cursos bajo el programa regular financiado por el estado. Para empeorar las cosas, todos los estudiantes que se inscribieron anteriormente para los lucrativos cursos de auto patrocinado ahora están siendo absorbidos por el programa regular. Desde el año pasado, el número de candidatos exitosos que se gradúan de las escuelas secundarias ha disminuido sustancialmente después de que el gobierno endureció las reglas de examen para eliminar a miles de tramposos que se habían beneficiado a lo largo de los años de un sistema de supervisión descuidado. En términos de una directiva del gobierno emitida a comienzos de este año, las universidades públicas deben absorber directamente a todos los que abandonan la escuela secundaria y obtienen una calificación promedio de C + y superior. Los que están por debajo del límite ya no podrán inscribirse en los grados. Esto es una desviación del pasado cuando tenían la opción de ingresar a las universidades como estudiantes con financiación privada.


Private investors and the Kenyan government are staring at millions of dollars in losses as several universities record falling student numbers, leaving universities with significant underutilised capacity.

Survey data released by the country’s Ministry of Education recently indicate that a majority of universities are struggling to attract students to take up some courses under the state-funded regular programme. To make matters worse, all the students previously enrolling for the lucrative self-sponsored courses are now being absorbed under the regular programme.

Since last year, the number of successful candidates graduating from secondary schools has fallen substantially after the government tightened examination rules to weed out thousands of cheaters who had over the years taken advantage of a sloppy monitoring system.

In terms of a government directive issued at the beginning of this year, public universities are to directly absorb all secondary school leavers who score a mean grade of C+ and above. Those below the cut-off will no longer be allowed to enrol for degrees. This is a departure from the past when they had the option of entering universities as privately-funded students.

The state, through the sector regulator the Commission for University Education, also barred universities from offering bridging courses, often taken by students who lacked sufficiently high grades to qualify for degree courses.

The changes have significantly drained universities of potential students, raising questions over the viability of costly expansion projects embraced by several higher education institutions over the past few years.

Statistics show that slightly fewer than 70,000 students qualified to join universities this year after attaining the requisite grades in the 2017 secondary examinations. Previously, at least half of these students were joining universities under the self-sponsored programmes while an equal number would be enrolled for regular courses. The number of those joining public universities is at least 18,000 lower than in 2017.

Of the qualified candidates, only 62,851 have expressed an interest in joining universities this year, which suggests that over 7,000 students have opted not to enrol in any of the available courses.

Data released recently by the Kenya Universities and Colleges Central Placement Service (KUCCPS) – the body that places qualified students in universities – show that universities had at least 132,686 slots available in 2018.

According to the data, one private university that had declared capacity for 50 students failed to attract a single one; another institution, which expressed interest in admitting at least 400 students, only received eight applicants; one of the newly-established constituent colleges, formed under the older public universities, attracted only four students in total; and a total of 14 of the universities vying for the available students attracted under 50 students.

Educationists are justifiably concerned about the sustainability of Kenya’s higher education system and predict it is set for a major restructuring.

“Many universities face a bleak future because they cannot attract students and may not survive if the trend continues. Even those that do survive will have to scrap several courses that have turned out to be unpopular and irrelevant,” said David Aduda, a Nairobi-based educationist.

 “What is emerging is that university education was built on quick sand. The exponential growth witnessed in the past 20 years was a mirage. It was not based on fundamentals. Now the chips are falling in place and the reality is that the country may not require so many universities after all,” he wrote in a blog in the leading Daily Nation newspaper.

The situation was not entirely unforeseen. Recently, as reported by University World News, government asked for a policy review that will see the rationalisation of institutions. In terms of the review, Education Cabinet Secretary Amina Mohamed directed the commission to justify the existence of the 74 universities in the country and asked all universities to defend their academic programmes and provide evidence of staffing levels.

“In the recent past, the quality of university education in Kenya has been under scrutiny, attracting great public attention. The time has come for drastic and bold steps to be taken to revive the university education sub-sector. This may be a painful, but inevitable, process for the growth and development of the sub-sector,” said Mohamed in March.

“There have been complaints from the public that are indicative of the failure of universities to provide a conducive learning environment for students to excel in their fields of study, produce graduates who have the knowledge, skills, attitudes and competencies needed for the world of work; and drive the national development agenda,” she said.

The data from the KUCCPS paints a dire picture in respect of course choices. There is growing disinterest in skills that were previously identified as key drivers of the county’s economic agenda. In most of the universities, courses related to agriculture, horticulture, food science and technology and environmental studies received the lowest number of applicants. There was also a general neglect of courses in social sciences.

The changing dynamics in the higher education sector is beginning to raise questions over the millions of dollars being pumped into universities annually.

For the coming financial year which begins in July, the National Treasury has allocated US$1.03 billion to the institutions of higher learning, up from US$961 million in the current fiscal year. This is the first time the allocation has crossed the billion dollar mark, raising hopes of increased funding in the coming years.

However, the amount is US$300 million lower than the amount the universities requested, according to budget documents released by the government. Funding is projected to rise to US$1.3 billion by 2020. Treasury, which funds a huge part of the public universities’ budgets, has over the years either cut allocations or failed to meet institutions’ needs.

Analysts believe that the declining student numbers will discourage investors who were previously falling over each other for opportunities in the sector. Kenya is seeking over US$200 million from foreign and local private investors to help build hostels in three public universities this year. The Treasury has called for potential bidders to present proposals to add 30,000 extra bed spaces across three of the country’s institutions: South Eastern Kenya University, Embu University College and Moi University.

For now, only time will tell the direction the country’s higher education sector will take.

Fuente: http://www.universityworldnews.com/article.php?story=20180502112909878
Imagen tomada de: http://otrasvoceseneducacion.org/wp-content/uploads/2018/01/FORM-1-STUDENTS-ARRIVE-1.jpg
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Big data could be key to Africa’s graduate employability

Africa/universityworldnews

Resumen: En todo el continente africano, la educación superior está ampliando su alcance, tanto en términos de cantidad como de calificaciones. Al mismo tiempo, las universidades subsaharianas enfrentan enormes desafíos para mejorar la calidad y la relevancia. Hay muchas razones para esto: lo más importante es la cuestión de la falta de datos confiables y útiles sobre la base de los cuales planificar, supervisar y revisar. Hacer frente a este problema requiere una atención meticulosa a los detalles, la capacidad analítica, el aprendizaje adecuado o las plataformas estadísticas y el apoyo de gestión de alto nivel. Es importante destacar que también se considera que necesita un aporte financiero continuo y significativo.  Por lo tanto, es particularmente interesante observar el progreso de un pequeño proyecto piloto que promete desafiar algunos de los factores que limitan la capacidad de las universidades del África Subsahariana para unirse al juego de «grandes datos».  El proyecto, dirigido por el British Council, persigue dos objetivos: (i) realizar una encuesta de salida de postgrado sobre estudiantes graduados de Bachelor of Pharmacy de tres universidades importantes de la región (las universidades de Ghana, Lagos y Western Cape), y al mismo tiempo (ii) probar el potencial de los teléfonos móviles para la recopilación de datos.


All over the African continent, higher education is expanding its reach, both in terms of numbers and range of qualifications. At the same time, Sub-Saharan universities face enormous challenges in enhancing quality and relevance. There are many reasons for this – paramount is the issue of the lack of reliable and useful data on the basis of which to plan, monitor and review.

Addressing this problem requires meticulous attention to detail, analytical capacity, adequate learning or statistical platforms and high-level management support. Importantly, it is also viewed as needing ongoing and significant financial input.

It is therefore particularly interesting to note the progress of a small pilot project that promises to challenge some of the constraining factors militating against Sub-Saharan African universities’ ability to join the ‘big data’ game.

The project, run by the British Council, seeks to achieve two aims: (i) to conduct a graduate exit survey on graduating Bachelor of Pharmacy students from three major universities in the region (the universities of Ghana, Lagos and the Western Cape), and at the same time (ii) to test the potential of mobile phones for data collection.

The first aim has intrinsic interest, given the significant curriculum developments in the field that impact on the role of pharmacists in national health systems. Graduate exit surveys also provide important information about the kinds of jobs students obtain after graduation – for example, how long it takes them to find a job, what resources they employed to do so, who is employing them (including self-employment) and this helps institutions to build long-term, mutually beneficial relationships with employers.

The second aim, however, has broader implications for universities across Sub-Saharan Africa – indeed, in lower income countries more generally. If it can be shown that data can be gathered cheaply and reliably, and that the quality of the data is not compromised, a major hurdle to establishing and maintaining student databases could be overcome.

Rolling out the survey

Initial evidence in this regard is encouraging, with very high response rates – over 90% of surveys have been fully completed. Analysis of the data is in progress and so it is not appropriate to make more in-depth claims at this stage.

Plans are under way to roll out the graduate exit survey project from the small, highly specialised field of pharmacy to a very large qualification such as the Bachelor of Commerce (or Administration), and to a higher number of universities. This will allow the approach to be fully tested.

At the same time, another higher education project in Sub-Saharan Africa is working on the provision of capacity development programmes for senior professional staff in universities. The four priority topics identified in the regional needs analysis workshops held to date include the capacity to work with data as a planning, monitoring and developmental tool for universities. It is envisaged that staff from universities participating in the early phases of the graduate exit surveys will be among the earliest beneficiaries of these opportunities.

Modern universities need to be much more than centres of teaching and research excellence; they need to be preparing their undergraduates for the world of work, going beyond the formal curriculum to provide pastoral support and improve skills across the board.

There is, however, a relative lack of capacity for many universities, not only in Africa but around the world, to go beyond traditional university improvement efforts (such as increasing the numbers of staff with PhDs) to meet these aspirations.

International internet-based market research firm YouGov recently conducted a survey which discovered that 52% of employers believed that no or few graduates were ready for the workplace, with just 19% believing that all or most were ready – and 17% said that none at all were prepared. This chimes with several of the findings of the recently concluded ‘Universities, Employability and Inclusive Development’ study commissioned by the British Council.

So this is why, in Sub-Saharan Africa, our proposed higher education development priorities are focusing on two areas where we think that we can make a real difference: data collection, analysis and use and support for university staff in this area.

Dr Nan Yeld is a senior adviser in higher education development at the British Council.

Fuente: http://www.universityworldnews.com/article.php?story=20180424134453712 
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