Italia/21 aprile 2018/Por: Rosa Bottino/Agenda Digitale
Metodologie e attività innovative possono entrare nella scuola e modificare i processi di apprendimento e insegnamento, Ma perché ciò avvenga occorre creare le giuste condizioni, partendo da una rilettura del ruolo e dei compiti dei docenti e tenendo conto delle nuove necessità educative in una società sempre più complessa.
La sfida dell’innovazione educativa non è una questione meramente legata alla tecnologica, né unicamente una questione disciplinare o metodologica. Si tratta, piuttosto, di tener conto di una dimensione più ampia, legata ai cambiamenti in atto nella società che, direttamente o indirettamente, influenzano il cambiamento culturale della scuola.
C’è, infatti, un crescente bisogno di dare a tutti gli studenti metodi, strumenti e abilità che li mettano in grado di rapportarsi efficacemente con una società sempre più accelerata e complessa a cui le tecnologie digitali ma anche la globalizzazione delle relazioni, lo sviluppo scientifico, il crescere dei flussi migratori, le trasformazioni delle strutture familiari e dei comportamenti sociali, per citare solo alcuni dei fattori principali, pongono nuove sfide e necessità.
Alla scuola si richiede, di conseguenza, di dare risposte di qualità senza perdere la sua vocazione di scuola per tutti. Occorre, quindi, far fronte a nuove necessità educative sviluppando competenze che permettano agli studenti di affrontare con strumenti adeguati una realtà profondamente cambiata, ma c’è anche la necessità di superare difficoltà che, seppur tradizionalmente presenti nei nostri sistemi educativi, hanno bisogno di essere affrontate con nuovi strumenti e strategie. Si pensi, ad esempio, alle difficoltà messe in luce da studi internazionali[1] in settori fondamentali per la preparazione di tutti gli individui quali la matematica, le scienze, la lingua.
Creare le condizioni per l’innovazione a scuola
È lecito domandarsi in che modo metodologie ed attività innovative possano entrare nella pratica scolastica e come possano modificare i processi di apprendimento ed insegnamento. Occorre, a questo proposito, fare alcune premesse.
L’innovazione didattica non è un fatto isolato. Può essere prodotta anche indipendentemente da singoli docenti o gruppi di docenti, ma avviene in maniera radicata e durevole solo se a scuola si creano le giuste condizioni.
La possibilità di poter avere un certo grado di flessibilità per quanto riguarda la gestione del tempo, l’articolazione disciplinare e il coordinamento degli ambienti di apprendimento è sicuramente una delle condizioni necessarie. Così come la collaborazione a livello di istituto e il superamento dell’isolamento dei singoli insegnanti, specie quelli più innovatori.
I docenti dovrebbero condividere una visione del sapere e dell’apprendimento che superi l’idea della trasmissione diretta della conoscenza e si dovrebbe arrivare ad una rilettura del ruolo e dei compiti del docente, di che cosa si debba intendere per “studente competente”, nonché delle pratiche didattiche più adeguate al raggiungimento dei diversi obiettivi.
Inoltre, è opportuno tener conto di alcuni aspetti:
- L’innovazione delle metodologie didattiche non può che essere un processo che ha bisogno di tempo per essere metabolizzato ed efficacemente attuato.
- Modalità didattiche innovative non devono necessariamente sostituire le altre modalità tradizionali ma dovrebbero essere progressivamente presenti nel percorso educativo, anche attraverso una introduzione per gradi.
- Gli insegnanti devono appropriarsi di tali modalità e non vederle come forme “episodiche” di didattica.
- L’innovazione didattica dovrebbe idealmente essere una scelta condivisa fra insegnanti di una stessa scuola o rete di scuole e non prerogativa del singolo insegnante.
- La formazione degli insegnanti deve rivestire un ruolo chiave a tal proposito e dovrebbe essere attuata anch’essa mettendo in atto metodologie innovative, quindi, in generale, dovrebbe avere una forte valenza di auto-efficacia, di soddisfazione, di motivazione e di coinvolgimento.
Scuola, nuove competenze e nuovi modi di apprendere
Nuove caratteristiche del sapere: non possiamo più fare riferimento ad un corpo stabile di conoscenze ma tener conto che il sapere è in rapida evoluzione, dinamico, interdisciplinare, più difficilmente categorizzabile, sempre più legato ad un approccio computazionale.
Praticamente in tutti i settori bisogna considerare che è in atto un adattamento dell’attività umana alle caratteristiche e alle possibilità date dalle tecnologie digitali. Ad esempio, la modellizzazione computazionale e le simulazioni numeriche cambiano la natura del fare scienza e si estendono anche alle discipline umanistiche con nuove implicazioni a livello cognitivo, sociale, antropologico ed economico.
Nuove conoscenze e competenze: competenze legate alle basi fondanti delle discipline tradizionali ma anche competenze e attitudini trasversali, utili per adattarsi ai cambiamenti che caratterizzano un ambiente dinamico e in equilibrio precario; conoscenze legate ad un sapere che è sempre più dinamico, olistico e situato.
Dagli interventi educativi ci si aspetta, quindi, a tutti i livelli, lo sviluppo del pensiero critico, dell’iniziativa personale, di saper imparare ad imparare e a confrontarsi con culture diverse e con un sapere distribuito e complesso, piuttosto che lo sviluppo dell’attitudine a svolgere azioni specifiche e l’acquisizione di informazioni e procedure predeterminate.
Occorre che gli studenti siano in grado di sviluppare (e questo lo chiede il mondo del lavoro) competenze trasversali ad ogni settore e ambito occupazionale; che siano in grado, cioè, di risolvere problemi affrontando la ricerca di soluzioni con duttilità e flessibilità; che imparino ad acquisire autonomia di giudizio, pensiero creativo, consapevolezza delle proprie capacità; che sappiano rendere gradualmente concrete ed operative le proprie idee.
Le competenze digitali: il digitale è stato troppo spesso considerato come il regno della granularità e della frammentazione e spesso le competenze digitali sono state fatte coincidere sostanzialmente con la capacità di utilizzare operativamente applicazioni e tecnologie. Oggi non è più così: la produzione di contenuti digitali diventa sempre più articolata e complessa e richiede competenze adeguate che vanno al di là del semplice utilizzo di applicazioni. Occorrono, infatti, non solo competenze tecnologiche e operative, ma anche competenze logiche, computazionali, argomentative, semantiche e interpretative. Inostri studenti, come raccomandato anche dall’OCSE, devono trasformarsi da consumatori in “consumatori critici” e “produttori” di contenuti e architetture digitali. Una delle sfide formative forse più impegnative che abbiamo davanti è relativa allo sviluppo delle capacità necessarie per reperire, comprendere, descrivere, utilizzare, produrre informazione complessa e strutturata, tanto nell’ambito scientifico e tecnologico quanto in quello umanistico e sociale.
Le nuove generazioni e i nuovi modi di apprendere: se pensiamo che l’ambiente in cui viviamo sta progressivamente diventando un ambiente in cui il digitale ha un peso sempre più forte dobbiamo assumere come riferimento un paradigma di apprendimento che superi il tradizionale modello fondato sulla trasmissione di conoscenze e sulla compartimentazione disciplinare e fare riferimento ad un modello di apprendimento che sia sintonizzato anche sulle caratteristiche e sulle opportunità offerte dal digitale: cioè un apprendimento di tipo socio-costruttivo, auto-regolato, situato, collaborativo.
Fuente: https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/innovare-didattica-e-scuola-si-puo-ecco-come-creare-le-condizioni/