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Perché l’insegnamento della letteratura dovrebbe guardare al presente

Italia / 14 aprile 2018 /thesubmarine

tutte le illustrazioni da “Una Grande Esperienza di Sé,” edizioni Pearson

C’è un problema generalizzato nell’insegnamento della letteratura alle superiori, un inghippo che trova le sue radici nella tradizione e nelle norme didattiche.

Alle superiori studiare letteratura significa, in certi casi, imparare a memoria le date importanti, leggere i testi, capire cosa sia una allitterazione, cosa una anafora e cosa un poliptoto, carpire qualche informazione sulla vita dell’autore e sapere la differenza tra pessimismo storico e pessimismo cosmico — appurando tragicamente che l’unica via è quella di impararselo a memoria. Uno studio tecnico, il cosiddetto compitino.

Non è così in tutte le scuole superiori, ovviamente. Esistono insegnanti magnifici, capaci di conquistare l’attenzione degli studenti, capaci di andare al di là del manuale, al di là del programma. Esistono studenti appassionati, partecipativi, curiosi, disposti ad approfondire anche da soli. Esistono, certo, ma non rappresento la norma.

Sicuramente nelle scuole c’è un problema di tempo, di direttive ministeriali. Spesso i magnifici insegnanti di cui sopra si scontrano con un uditorio di magnifici menefreghisti a cui di Dante frega esattamente zero, e spesso, invece, studenti interessati si trovano davanti un professore che si accontenta di insegnar loro il minimo indispensabile. È ovvio, poi, che, a seconda dell’indirizzo della scuola, i programmi prevedano più o meno ore destinate all’insegnamento  della letteratura, e, di conseguenza, un approfondimento più o meno vasto — ai classici ci si aspetta che le humanae litterae siano la fissa assoluta degli studenti (spoiler: non lo sono), agli istituti tecnici un po’ meno (spoiler: talvolta è un pregiudizio).

Al di là di ogni premessa, pare esserci un problema generalizzato nell’insegnamento della letteratura alle superiori, un inghippo che trova le sue radici nella tradizione e nelle norme didattiche.

“Credo che un autore di antologie e manuali abbia una grande responsabilità. Il canone si fissa quando a un autore viene concesso di uscire dalle aule universitarie e di arrivare non solo ai ragazzi, ma anche i professori.” ci spiega Alessandra Terrile.

Nel 2016 Claudio Giunta aveva denunciato l’eccessivo tecnicismo dei manuali di letteratura per le superiori, scritti in un idioma astruso da lui definito “scuolese,” infarciti di commenti pedanti ed esercizi meccanici.

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illustrazione Lorenzo Mattotti

La letteratura intesa come un insieme di norme, di formule, di figure retoriche, di definizioni. L’approccio analitico al testo, da sezionare come in un’autopsia. Le rime, il metro. il discorso diretto, quello indiretto. Sono tutte conoscenze fondamentali, imprescindibili per un corretto studio della letteratura, il problema sorge quando la letteratura diventa solo norma, solo definizioni, solo concetti imparati a memoria. Quando l’analisi di un testo poetico diventa Il compitino.

Francesco Rocchi, in un intervento sul medesimo argomento, concorda con Giunta, facendo però notare come, per molti studenti, lo studio della letteratura sia ben lontano dall’essere una priorità, e bisogna dunque trovare dei surrogati che inducano un adolescente a tenere il naso sul libro. In altre parole, prese in prestito dallo scuolese, “il materiale va didattizzato”, nel bene o nel male.

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illustrazione Lorenzo Mattotti

I metodi d’insegnamento tradizionali, di per sé non erronei, sembrano soggetti a una sorta di perpetuo immobilismo, esclusi a priori da qualsiasi possibilità di mutamento: a me la letteratura è stata insegnata così, con questi termini e queste immagini, e io così la insegno a te. Occhi rivolti al passato, senza pensare al presente.

Come spiega Rocchi, per gli insegnanti oggi si apre grande sfida: quella di pensare a come modificare la propria didattica — non semplificarla, ridicolizzarla, appiattirla, semplicemente modificarla. Nessuno chiede di spiegare Foscolo attraverso i testi di Sfera Ebbasta (inutile dire che sarebbe bellissimo), ma semplicemente di ricordare cosa rende la letteratura immortale, e provare a spiegarlo. Magari non in tutte le situazioni è possibile, ma dove c’è del terreno fertile magari una o due piantine crescono, non si sa mai.

Il conservatorismo non si limita solo a come la letteratura viene trattata, ma anche agli autori scelti. Esistono indicazioni ministeriali ben precise, atte a standardizzare i programmi e, soprattutto per quanto riguarda la letteratura pre-novecentesca, il percorso è quasi obbligato: si possono operare piccole modifiche, trattare più o meno dettagliatamente un determinato autore, magari introdurre qualche nuovo nome, ma, come nota Giunta, il margine di manovra non è ampio. In primis perché la tradizione è reputata intoccabile, in secundis perché, di norma, i dirigenti scolastici non sembrano troppo aperti alla novità.

Il canone letterario è da sempre una brutta bestia. Citando Romano Luperini, il famigerato canone “indica la tavola dei valori prevalente. Essa si traduce poi nell’elenco dei libri di cui si prescrive la lettura nell’ambito delle istituzioni educative di una determinata comunità”. Tale tavola dei valori varia a seconda dei secoli e delle comunità, con il mutare del gusto e delle esigenze culturali. Riflette, e aggiorna ininterrottamente la memoria storica di un popolo, una memoria irrimediabilmente selettiva.

illustrazione Lorenzo Mattotti

illustrazione Lorenzo Mattotti

Il punto è che la presunta l’oggettività del canone letterario non è altro che il prodotto di una selezione avvenuta nel tempo. Sempre citando Luperini, “la letteratura non è trasmissione inerte di una unica tradizione, ma una sede di conflitti e di contraddizioni: in essa e attraverso di essa si svolge una lotta per l’egemonia che investe temi e contenuti ideologici, tendenze e movimenti letterari, soluzioni di stile e di gusto e anche scelte di politica culturale in cui si riflettono precisi rapporti di potere”.

In parole povere: se studiamo un autore piuttosto che un altro è perchè, storicamente, quell’autore è stato considerato non migliore ma più in linea con il canone, più canonico. Petrarca per secoli ha oscurato Dante. L’autore imprescindibile per i romantici era Torquato Tasso, genio folle e malinconico. La tavola dei valori varia nel tempo, e la fortuna di un autore ne dipende tantissimo.

Il canone trascina con sé alcuni spettri e ne lascia altri nell’ombra. Un esempio lo fornisce Giunta, raccontando di quando, durante la compilazione del suo manuale, qualcuno gli aveva suggerito di aggiungere Federico Della Valle, autore piemontese seicentesco. Perchè mai inserire Della Valle, autore secondario che, onestamente, non aggiungeva nulla di più all’opera di altri?  La risposta è semplice e annichilente:

“Un secolo fa, Benedetto Croce ha riscoperto questo scrittore, contemporaneo di Shakespeare, di Lope de Vega, e da allora, nei manuali, Della Valle è servito soprattutto per riempire una casella che era rimasta vacante, quella del grande tragediografo italiano nel secolo europeo del teatro”.

Benedetto Croce. Un secolo fa.  Giunta si è rifiutato di inserire Della Valle, e i suoi studenti gli saranno certamente grati — senza offesa per Della Valle, si intende.

Particolarmente interessante è poi il discorso inerente al canone letterario novecentesco, molto più labile, meno fisso, in continuo aggiornamento. Anche in questo caso, sia per la poetica che per la narrativa, ci sono i nomi imprescindibili: a cavallo del secolo Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, poi Luigi Pirandello, e Giuseppe Ungaretti, seguiti da Italo Svevo, Eugenio Montale, Umberto Saba, Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia. In chiusura Cesare Pavese, Italo Calvino, Primo Levi, Beppe Fenoglio. Per i più valorosi Vittorio Sereni e Giorgio Caproni.

Ovviamente, il più delle volte è già tanto se si arriva a Umberto Saba. Il tempo per il Novecento risulta sempre risicato, eppure è (per ovvi motivi) il secolo che più affascina gli studenti.

illustrazione Arianna Favaro

illustrazione Arianna Favaro

Spesso vengono dati da leggere libri di autori Novecenteschi negli anni precedenti, alcune volte a sproposito e senza una selezione ragionata. Quasi sempre si rimane confinati in una rosa d’autori poco vasta, i cosiddetti classici di fine Ottocento/inizio Novecento. I nomi sopra citati vengono trattati in minima parte e solo nell’ultimo anno, solitamente dando molto più spazio alla poesia di inizio secolo — questione di canone.

Il secondo Novecento questo sconosciuto. La contemporaneità non pervenuta. Come si diceva all’inizio, ci sono professori brillanti e coraggiosi che, di fianco ai grandi classici, indicano, nei programmi del triennio, letture che vanno addirittura oltre il 1930. Spesso e volentieri si tratta di Pavese o, ancora più sovente, Calvino — unico autore del secondo Novecento pressoché sempre presente nelle scuole e, guarda caso, autore preferito di molti studenti (ti piace vincere facile eh, Italo) — ma, in casi fortunati, si legge anche Dino Buzzati, Alberto Arbasino, o Bassani, autori che spesso nei manuali non ci entrano nemmeno — o ci entrano ma vengono ignorati. Altre volte, incredibili e rare, si leggono dei contemporanei: i casi letterari, le nuove uscite interessanti.

Talvolta, addirittura, si leggono Elsa Morante e Natalia Ginzburg, le uniche due donne considerate degne di entrare nel canone. Sì perché il Novecento è ricco di donne scrittrici e donne poetesse, donne che hanno svelato la propria interiorità, che hanno difeso i propri diritti quando nessuno ancora ne parlava, donne che han guardato la guerra dall’altra prospettiva e l’hanno raccontata in maniera impeccabile. Queste donne — da Sibilla Aleramo a Fausta Cialente, da Alba De Céspedes a Lalla Romano — sono rimaste presenze impalpabili, troppo poco canoniche per le aule, non degne di entrare in quel pantheon di autori. Funambole al bordo di un canone palesemente sessista, frutto di una tradizione critica creata da uomini, in nome di una presunta superiorità intellettuale. Ad oggi molte studiose stanno portando avanti ricerche su tutte quelle donne escluse a priori dalla storia della letteratura istituzionale, e i risultati sono abbastanza inquietanti.

Senza togliere troppo spazio agli autori imprescindibili, forse letture diverse, meno canoniche, potrebbero stimolare maggiormente la curiosità di uno studente. Magari un libro percepito come meno istituzionale può toccare corde diverse. Magari davvero il canone deve essere rivisto, ampliato. Magari alcuni mostri sacri, oggi, possono essere trattati diversamente, trovando un accordo col presente.

In questa direzione si sono mosse Alessandra Terrile, Paola Biglia e Cristina Terrile, le autrici di «Una Grande Esperienza di Sé», un nuovo manuale di letteratura in sei volumi per le scuole superiori, edito da Pearson. Il progetto nasce con l’idea di avvicinare gli studenti alla letteratura attraverso una lingua viva e comprensibile che non rinunci alla cura formale, e attraverso un percorso di lettura diverso, atto ad affiancare i grandi del passato ai grandi del presente. Per ritrovare l’umano e guidare gli studenti nella crescita individuale, attraverso la letteratura.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alessandra Terrile, per capire come uno studio diverso della letteratura possa essere ancora possibile, e quali possano essere le vie migliori per insegnare il presente.

illustrazione Arianna Favaro

illustrazione Arianna Favaro

Sfogliando il volume relativo al 900 ho visto che avete dato spazio ad autori contemporanei a cui, nella maggior parte dei manuali per licei, non viene data grande rilevanza. Come mai questa scelta?

Noi siamo appassionate di letteratura, e nutriamo molta fiducia nella possibilità che la letteratura possa, alla fine, toccare i ragazzi. Nella scuola di oggi lo spazio destinato alla letteratura è sempre più risicato, per ragioni di tempo scolastico e organizzazione. Pensiamo che sia importante capire che apparteniamo al nostro tempo e che, ancora oggi, c’è chi sceglie la lingua letteraria come forma di espressione. Dare spazio ad autori del secondo Novecento e della contemporaneità che potessero interessare i ragazzi, che riuscissero a dire qualcosa che li riguarda dal punto di vista esistenziale, ci è parsa una sfida interessante. Anche quando vengono citati in modo non particolarmente approfondito, sono autori che possono aprire una finestra di interesse: se ti piacciono puoi leggerli anche da solo, comprare il loro ultimo romanzo o ricercare i precedenti.

Avete scelto di introdurre anche gli autori del passato per mezzo di voci contemporanee

Gli autori contemporanei si trovano in tutti i volumi, in dialogo con i classici. La scelta nasce dall’esperienza sul campo: quando un’insegnante procede faticosamente nella storia letteraria — penso soprattutto al primo anno, quando si trattano le origini della letteratura e il Trecento, autori molto lontani anche linguisticamente dai ragazzi —  aprire una finestra sul presente significa mostrare che ancora oggi gli autori possono esprimersi su quello specifico tema o attraverso quello specifico modo linguistico. Penso, ad esempio, a Michele Mari in dialogo con Cavalcanti. è un modo per comprendere meglio il passato, senza dimenticarci di vivere nel presente.

illustrazione Arianna Favaro

illustrazione Arianna Favaro

Michele Mari è stato reputato il classico di domani, un autore che continueremo a leggere in futuro. Per lui la scelta è facilmente comprensibile. In generale, come avete scelto gli autori contemporanei da inserire nel manuale?

Mari è entrato nel manuale anche come poeta, e in questa veste ci pare ancora più proponibile, a causa della sua lingua rigogliosa, complessa e bellissima. In Cento Poesie d’amore a Ladyhawke, poi, c’è il riferimento esplicito a Cavalcanti, dunque la scelta è stata abbastanza sicura. In generale, il criterio che ci guida è sempre duplice: da una parte è importante che l’autore possa interessare ai ragazzi, che tocchi corde che li riguardi. Dall’altra è fondamentale l’accessibilità: scegliamo testi che possano avere una propria autonomia, e possano essere  comprensibili anche avulsi dal contesto. Oggi non tutta la letteratura è minimalista, ridotta al linguaggio minimo giornalistico, referenziale. Non tutta la letteratura si limita a raccontare una storia e basta. C’è una letteratura che da ancora grande importanza alla forma, alla lingua e allo stile. Questo è fondamentale: molti ragazzi alle superiori leggono fantasy non sempre letterariamente validi. In quei libri cercano la storia, la vicenda. Io li sprono a sentire l’esigenza di leggere anche una bella lingua.

Un altro motivo di selezione è la rilevanza culturale. Pensiamo ai poeti contemporanei: sono tantissimi e non esiste un canone stabile. L’idea è di scegliere autori che siano al contempo molto riconosciuti e culturalmente rilevanti, che pubblichino da parecchi anni, magari tradotti all’estero. Autori di alto livello capaci di parlare a ragazzi che si accostano per la prima volta alla letteratura contemporanea in senso diacronico, con alle spalle uno studio di storia letteraria. Ci rendiamo conto che sembri una contraddizione in termini, ma una compresenza di alto livello letterario e accessibilità è possibile.

Parliamo del canone letterario: quanto un autore di manuali è responsabile del mantenimento e/o evoluzione del canone? Ad esempio, nel vostro manuale avete inserito Alda Merini, autrice poco canonica e tradizionalmente considerata scomoda.

Credo che un autore di antologie e manuali abbia una grande responsabilità. Il canone si fissa quando a un autore viene concesso di uscire dalle aule universitarie e di arrivare non solo ai ragazzi, ma anche i professori. È un processo che inizia a livello accademico e di ricerca, ma in cui la divulgazione ha un ruolo cruciale. Se un autore viene proposto in un manuale molto letto e molto usato a scuola, ci sono maggiori possibilità che quello stesso autore diventi un classico.

Alda Merini è un’autrice che non appare spesso nei manuali scolastici in quanto un po’ scomoda e spigolosa. Alcuni suoi testi sono ardui sia per i temi sia per lo stile, ed è indubbiamente difficile da affrontare, anche a causa dello scarso lavoro critico sulle sue opere — negli ultimi suoi anni scriveva ovunque e regalava le poesie a chiunque, il lavoro filologico da fare è ancora enorme.

illustrazione Emanuele Luzzati

illustrazione Emanuele Luzzati

Personalmente ritengo, però, che sia un’autrice interessante da proporre ai ragazzi: la Merini è una donna che si è sentita fin dall’inizio abitata dalla poesia, trascinata da qualcosa che trascendeva la sua volontà. Si sentiva letteralmente destinata a scrivere a versi, e nella scrittura non ha utilizzato filtri. Non tutti i suoi testi sono rilevanti, e non tutti sono proponibili in una classe, ma alcuni mettono il lettore direttamente in contatto con la follia, con il corpo, con la fatica di vivere, senza alcuna mediazione razionale. Sono tematiche importanti, anche e soprattutto per un adolescente. Noi non vogliamo addomesticarla: lo scopo è sempre quello di restituire la voce dei poeti autenticamente, con una mediazione linguistica e critica ma senza forzature.

Alda Merini appare anche in dialogo con Ariosto: abbiamo scelto di introdurre con Io sono folle folle il tema della follia di Orlando. L’Orlando Furioso si fa al secondo anno di triennio, e spesso il nome della Merini è completamente ignoto ai ragazzi di quell’età.

Siamo negli anni della narrazione multimediale, secondo voi quale è il modo migliore di coinvolgere un ragazzino nello studio della letteratura, così che il libro non sembri un “qualcosa di imposto”?

È questa la sfida. Non bisogna nascondere che si tratta di un discorso complesso, che la letteratura richiede lentezza, tempo e dedizione. Ma, dato che la letteratura parla dell’uomo, lo scopo è quello di far sentire l’umano. La sfida è fare capire allo studente che nella letteratura si sta parlando di lui, di qualcosa che lo riguarda come uomo o donna o persona. Noi insegnanti non dobbiamo conquistare i ragazzi facendo i saltimbanchi, non è quello il nostro compito, non siamo intrattenitori e non possiamo metterci sul piano dei social o delle serie tv. La sfida è proprio quella di accompagnare i ragazzi nella letteratura, portarli fino in fondo, finché non scoprono qualcosa di bello lì dentro, qualcosa che può interessarli perchè nutre quell’aspetto dell’humanitas che appartiene anche a loro. Bisogna far capire al ragazzo la lingua letteraria senza che questa si abbassi, e restituire l’uomo negli autori della letteratura del passato. Anche questo punto è molto importante: gli autori del passato non devono essere percepiti come dei monumenti intoccabili. Noi diamo spazio alla vicenda umana e alle fattezze fisiche mostrando fotografie e ritratti degli autori, come a dire: “quello scrittore o quel poeta puoi guardarlo in faccia, osservarlo nella sua forma umana. Perché di umano si tratta, uomo o donna come te”.

Se riusciamo a far capire questo, poi il percorso avviene da solo. Basta un seme. Non riusciamo con tutti, ma se si riesce con alcuni è già un risultato.

Oltre alle fotografie, nel vostro manuale ci sono anche molte illustrazioni, spesso d’autore, si veda, ad esempio, Lorenzo Mattotti per l’Inferno di Dante. Anche questa scelta è al fine di avvicinamento al presente?

Quando mi sono trovata davanti all’edizione Nuages dell’Inferno di Dante, illustrato da Mattotti, sono rimasta affascinata. Volevamo dare la prova del fatto che ancora oggi gli artisti si lasciano ispirare dagli autori del passato. Un artista contemporaneo riesce ancora a  immaginare Paolo e Francesca o la fiamma di Ulisse. Mattotti ha reso la selva oscura con l’immagine di Dante avvolto da un buio assoluto. è molto difficile rendere quel buio su una pagina di un manuale scolastico, con una carta di non altissimo livello, ma a noi interessava proprio mostrare quel buio irto, renderlo palese. Abbiamo scelto solo grandi autori contemporanei, come Guttuso, Emanuele Luzzati per Boccaccio e Mimmo Paladino per Ariosto.

E quanto è importante il linguaggio orale e verbale, oltre che quello visivo?

Moltissimo. La letteratura insegna a pensare, a guardare oltre le apparenze, a porsi delle domande. Ma ci si arriva se si possiede la lingua adeguata. abbiamo curato in prima persona gli esercizi legati all’oralità perché li riteniamo fondamentali. Spesso i ragazzi arrivano alle superiori con una scarsissima padronanza lessicale, e per loro è molto difficile trovare le parole per esprimersi adeguatamente, per dire esattamente quello che vogliono dire. Il compito della letteratura è anche questo.

Manuali e risorse online: quale è stata la vostra scelta e perchè

Le risorse online sono previste dalla legge, quindi è stata una scelta dovuta. Il nostro scopo è indirizzare i ragazzi verso un uso consapevole del digitale, a  saper selezionare le fonti quando fanno ricerca. La situazione nelle scuole è difficile: mancano gli strumenti e i mezzi adeguati per una conversione al digitale. Inoltre lo studio è ancora qualcosa che si fa scrivendo, sottolineando, appuntando. Bisogna trovare il giusto mezzo e la giusta strategia. Noi abbiamo pensato di ovviare la mancanza di strumentazione delle strutture scolastiche e puntare direttamente agli smartphone: nel nostro libro sono presenti dei QR code, basta inquadrare quelli per arrivare alla risorsa online (che può essere un reading di un attore, un filmato o delle immagini). in questo modo anche il temutissimo smartphone può diventare uno strumento di lavoro utile alla causa.

Fuente: http://thesubmarine.it/2018/04/13/grande-esperienza-di-se-alessandra-terrile/

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Niños inmigrantes constituyen 9,4 por ciento de población escolar de Italia

Italia / 1 de abril de 2018 / Autor: Redacción / Fuente: Spanish People

Los niños inmigrantes constituyen 9,4 por ciento de la población escolar total de Italia y 61 por ciento de ellos nacieron en Italia de padres extranjeros, dijo hoy el Ministerio de Educación en un informe.

En 2016-2017, 826.000 estudiantes extranjeros estaban inscritos en jardines de niños, escuelas secundarias y preparatorias de Italia, 11.000 alumnos más que en el año académico anterior, agrega el informe.

De ellos, 61 por ciento eran inmigrantes de segunda generación, 24.000 o 5,1 por ciento más que en el año pasado y 35,4 por ciento superior que en los cinco años pasados.

Los países con mayor presencia son Rumania (19,2 por ciento), seguida de Albania (13,6 por ciento) y de Marruecos (12,4 por ciento).

La próspera región septentrional de Lombardía, donde se localiza la ciudad de Milán, tenía el mayor número de estudiantes extranjeros, alrededor de 208.000, agregó el Ministerio de Educación.

Fuente de la Noticia:

http://spanish.people.com.cn/n3/2018/0330/c31614-9443772.html

Fuente de la Imagen:

http://www.footballsoccerschool.com/escuela_futbol_italiana_ninos_academia_principiantes_cursos_tecnica_tactica_campo.htm

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Italia: In 1000 manifestano contro lo «smantellamento dell’educazione»

Italia / 26 marzo 2018/tio.ch

Resumen: La manifestación de hoy concluye una semana de protestas en las ciudades de Berna, Basilea, Friburgo, Lausana, Lucerna y Zurich.

La manifestazione odierna conclude una settimana di protesta condotta nelle città di Berna, Basilea, Friburgo, Losanna, Lucerna e Zurigo.

Un migliaio di giovani ha partecipato oggi a Berna a una manifestazione contro lo «smantellamento dell’educazione». I dimostranti hanno criticato soprattutto l’aumento delle tasse universitarie, la riduzione delle prestazioni nelle scuole e la diminuzione dei salari degli insegnanti.

Secondo l’alleanza «Aktion_Bildung – Action_Education», le «folli» economie della Confederazione e dei Cantoni compromettono le basi finanziarie dell’educazione.

La manifestazione odierna conclude una settimana di protesta condotta nelle città di Berna, Basilea, Friburgo, Losanna, Lucerna e Zurigo.

Fuente: https://www.tio.ch/svizzera/attualita/1249108/in-1000-manifestano-contro-lo–smantellamento-dell-educazione-
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Italia: Domani sciopero nazionale, Anief: basta dilettantismi e disastri nelle riforme sul precariato

Italia / 24 marzo 2018/Orizzontescuola

Resumen: En vísperas de la huelga nacional de la escuela, el día de la inauguración de las Cámaras, Anief pide detener los desastres causados ​​por la reforma Renzi-Giannini, a partir del nuevo reclutamiento escolar y el empleo precario.

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Alla vigilia dello sciopero nazionale della scuola, nel giorno dell’insediamento delle Camere, Anief chiede con forza di fermare i disastri causati dalla riforma Renzi-Giannini, a partire dal nuovo reclutamento scolastico e sul precariato.

 Il giovane sindacato lo ribadisce commentando le dichiarazioni di Marco Campione (PD), della segreteria tecnica del Miur, che dice la sua sulla proposta della Lega Nord di indire un nuovo PAS (percorso abilitante speciale) per docenti che hanno raggiunto i 36 mesi di servizio: sembrerebbe un déjà vu, dato che nel Decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017 di fatto il percorso di abilitazione non esiste più. Fautore della proposta della Lega Nord è Mario Pittoni, che figura nella lista dei papabili come prossimo Ministro dell’Istruzione.

Dal suo blog, Marco Campione ribatte: “Per questi docenti i casi sono due. O Pittoni pensa che anche la selezione PAS fosse una cosa seria, ma allora non ha senso cambiare tutto per l’ennesima volta; oppure vuole usare i PAS per abilitare senza una vera selezione per poi lasciarli ad invecchiare nelle graduatorie: l’ennesima sanatoria sulla pelle dei nostri figli e dei precari stessi”.

Si tratta di due modi differenti di concepire la formazione iniziale degli insegnanti. Da una parte Laurea + PAS + concorso + Anno di prova + ruolo. Dall’altra Laurea + Concorso + FIT (Tirocinio e Formazione) di 3 anni (o due nel caso di docenti con tre anni di servizio) da cui scaturisce l’immissione in ruolo. Fautore della proposta per la Lega è Pittoni, che potrebbe anche diventare Ministro. La proposta, tra l’altro, arriva dopo l’ennesimo peggioramento e la conseguente confusione per quanto concerne il reclutamento e il precariato scolastico, mai scalfito, che a settembre tornerà a fare sottoscrivere 100 mila supplenze.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, risponde a Campione: “C’è bisogno di una nuova segreteria tecnica al ministero e di un nuovo ministro dell’Istruzione che risolva e non complichi il problema del precariato: tra le prime norme da attuare, c’è l’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto con lo sblocco di 150 mila immissioni in ruolo, pensionamenti a 61 anni, apertura delle GaE. Le nuove graduatorie, le “Grame”, infatti, creano ulteriore precariato, a dispetto del fatto che la reiterazione delle supplenze è contraria al diritto dell’Unione Europea. Basta traccheggiare: dopo tre anni, un docente abilitato all’insegnamento deve essere stabilizzato o risarcito, certamente non licenziato. Anche per questi motivi, domani scioperiamo e manifestiamo”.

Nel frattempo, per domani rimangono confermate le modalità dello sciopero: il raduno dei partecipanti, provenienti da tutta Italia, è previsto a partire dalle ore 9.00 in piazzale Ostiense, da dove il corteo si muoverà – al raggiungimento di almeno 2 mila partecipanti – per arrivare al Ministero dell’Istruzione, in Viale Trastevere. Nella stessa giornata, sono previsti incontri con i nuovi parlamentari eletti e i vari responsabili Scuola di partito.

Sciopero e manifestazione serviranno a rivendicare una lunga serie di nodi mai sciolti: dalla riapertura delle GaE a tutti i docenti abilitati all’insegnamento, come già avvenuto nel 2008 (Legge 169) e nel 2012 (Legge 14), attraverso l’accoglimento della soluzione legislativa proposta dall’Anief, alla la stabilizzazione di tutto il personale; dal risarcimento per l’abuso dei contratti a termine all’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, inclusi i posti in deroga per sbloccare assunzioni e trasferimenti; dall’allineamento degli stipendi all’inflazione, con il recupero dell’indicizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale, alla parità di trattamento tra personale assunto a tempo determinato e personale assunto a tempo indeterminato, come indicato dalle pronunce della Corte di Cassazione; dal riconoscimento del ruolo svolto dai facenti funzione Dsga e dei vicari dei dirigenti scolastici, dei nuovi profili del personale Ata e collaboratori scolastici, nonché dei servizi prestati in altro ruolo, sino ad una finestra a 61 anni per i pensionamenti di tutto il personale scolastico, allineando in tal modo l’Italia al trattamento adottato in diversi Paesi Ue

Fuente: https://www.orizzontescuola.it/domani-sciopero-nazionale-anief-basta-dilettantismi-disastri-nelle-riforme-sul-precariato/

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Italia: Scuole ex Luigine: Proges presenta il progetto e le nuove attività per l’anno 2018-2019. Aperte iscrizioni

Italia/12 de Marzo de 2018/Parmapress

Questa mattina presso la sede delle scuole primarie “Santa Rosa” e secondarie “P.G.E. Porta” in una sala affollata di famiglie e ragazzi si è svolta la presentazione del progetto educativo e delle attività formative previste per l’anno scolastico 2018-2019, per cui sono ancora aperte le iscrizioni.

“Abbiamo deciso di mettere in campo le nostre competenze e le nostre risorse – ha dichiarato Marco Papotti responsabile della linea educativa di Proges – per salvare questa realtà storica della nostra città e per rilanciarne le attività. L’identità cattolica della scuola, l’eccellente livello della sua offerta didattica e la qualità del corpo docente sono il patrimonio da preservare e da cui ripartire. Anzi, a cui dare ancora maggiore valore per migliorare l’attrattività e la dinamicità della scuola. La nostra idea è una scuola aperta alla comunità, che sappia immaginare e realizzare le sue progettualità assieme ai tanti soggetti che operano in quello spazio comune che è la dimensione educativa e educante di una città.

Il primo luogo concreto di questa condivisione – prosegue Papotti – è il costituendo Comitato d’indirizzo della scuola che vedrà rappresentati il corso di Laurea magistrale di psicologia clinica e sociale dell’Università, il Terzo settore, il mondo dell’imprenditoria e naturalmente il mondo ecclesiastico della nostra città. Stiamo terminando tutti i passaggi necessari e presto potremo rendere noti i nominativi”.

“Nelle scorse settimane di incertezza e preoccupazione per il futuro della scuola – ha dichiarato il Preside Giovanni Ronchini –, abbiamo toccato con mano una cosa rara e non scontata: questa scuola è una comunità educante dove ciascuno si sente chiamato a svolgere un ruolo, a partire dal corpo docente che non è qui per caso ma ha scelto questa scuola e il suo modello educativo, dalle famiglie che hanno mostrato prima fiducia e ora grande collaborazione, fino ai ragazzi che non hanno subito distrattamente quello che succedeva alla loro scuola ma hanno cercato di capire e di esserci. Ora ripartiamo da qui, confermando tutto quello che di buono abbiamo saputo costruire e ci è riconosciuto in termini di qualità didattica, ma con davanti un’occasione che capita a pochi: riprogettare una scuola con uno sguardo più ampio, metterci dentro nuove idee e rinnovato entusiasmo.

Assieme a Proges, ai docenti e alle famiglie – ha proseguito Ronchini – abbiamo già individuato le nuove attività che miglioreranno l’offerta formativa della scuola a partire da settembre: tra queste il doposcuola per tutti gli studenti dal lunedì al venerdì fino alle 18.00, che comprenderà attività di recupero e attività di potenziamento a cura degli insegnanti, attività ludiche a cura di educatori socio pedagogici qualificati e attività sportive con la partnership dell’associazione sportiva Montebello, uno spazio di counseling rivolto agli studenti delle secondarie, incontri formativi rivolti ai genitori riguardanti le problematiche educative più attuali, e la costituzione di uno Staff pedagogico e di un  Consiglio d’Istituto per dare uno spazio corretto e riconosciuto a genitori e insegnanti per contribuire alla vita della scuola”.

“Abbiamo trovato subito in Proges – hanno dichiarato Michela Ranieri e Lara Garaventa, insegnanti – il nostro stesso approccio educativo, basato sull’ascolto dei bisogni e il rispetto e la valorizzazione dell’unicità di ogni ragazzo, da cui partire per progettare insieme percorsi di crescita non solo in termini di competenze, ma in termini di spessore umano. Non teste piene ma teste ben fatte, è scritto nel nostro Piano dell’Offerta Formativa. Questo comune sentire ci dà grande fiducia e entusiasmo. Siamo sicuri che da oggi potremo fare ancora meglio”.

Fuente: http://www.parmapress24.it/2018/03/10/scuole-ex-luigine-proges-presenta-progetto-le-nuove-attivita-lanno-2018-2019-aperte-iscrizioni/

 

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Francesco Tonucci: «Que un niño se aburra en la escuela es algo que no se debería tolerar»

Italia / Autor: Rafel Montaner / Fuente: Levante EMV

«El colegio debería compensar lo que le falta al niño al nacer y no lo hace», denuncia el pedagogo italiano

Pedagogo. El pedagogo italiano Francesco Tonucci, «Frato», el ideólogo de los consejos de niños, visitó ayer la muestra que el Museu de les Ciències de València dedica a su obra. Allí dio una charla a más de 200 maestros sobre cómo debería ser una escuela que le guste al alumnado.

Una foto de 1944 con su grupo escolar de infantil, en aquella Italia que Mussolini metió en el abismo de la II Guerra Mundial. Está llena de niños de entre tres y cuatro años pero ninguno de ellos sonríe. Contra esta imagen lleva luchando más de medio siglo el pedagogo y dibujante italiano Francesco Tonucci, Frato (Fano, 1940). Desde que en 1968 dibujó la primera de sus famosas viñetas, en las que los niños siempre cuestionan la forma de pensar de los adultos, cada una de ellas ha sido y es un misil contra la línea de flotación de la educación tradicional. «Todo lo que hago, incluso las viñetas, es para denunciar la escuela triste», dice.

P Tras 73 años aún queda mucha tristeza en las aulas, ¿no cree?
R El problema es que existe la sensación de que una escuela que le guste a los niños no es un buen colegio. Los padres mismo, a veces, se preocupan si el niño va contento a la escuela porque piensan que esta no es seria. Esto se debe a que una escuela seria, tal como la recordamos los adultos, es la que hace sufrir a sus alumnos. Yo estoy totalmente en contra de esto. La escuela, para mí, debe ser un lugar ameno, simpático y agradable pues los niños pasan en ella mucho tiempo. Si en el trabajo la gente se encuentra bien, a gusto, trabaja mejor y produce más. La escuela es igual. Que se aburran los alumnos en ella es algo que no se debería tolerar y, sin embargo, se considera normal.

P ¿Cómo evitar que los niños se aburran en la escuela?
R Simplemente que puedan hacer lo que a cada uno le guste. Esto parece casi una propuesta anárquica, pero no lo es. Que cada niño haga lo que le gusta es permitirle que desarrolle aquello para lo que ha nacido, su vocación. García Márquez cuenta que «uno nace escritor, poeta o músico y a veces no lo sabe. Para él sería muy importante que, cuando entre por primera vez en una escuela, encuentre a alguien que le ayude a descubrir su juguete preferido». Lo más importante de la educación no es impartir el currículo, sino ayudar al niño a dar con su juguete preferido, con el que desarrollarse y ser feliz toda la vida.

P Entonces, ¿ese es el principal secreto del oficio de enseñar?
R El secreto del maestro no es enseñar, eso es lo que cuenta menos, sino educar. En la Constitución Española hay una frase muy bonita, que es la misma que está en la Declaración de los Derechos del Hombre de 1948, que es: «La educación tendrá por objeto el pleno desarrollo de la personalidad humana». No dice que el objetivo de la escuela sea la instrucción, no que aprendan el programa, sino que puedan desarrollar su naturaleza. Mi deber como maestro es desarrollar las capacidades de los niños, no enseñarles mis competencias. Yo en mi clase era siempre el mejor en dibujo, pero no le interesaba a nadie. Sufría mucho porque tenía problemas en matemáticas. Pero el maestro no me decía «como tú has nacido artista, no te preocupes, ya llegará la matemática». No estoy diciendo que hay que desarrollar solo lo que el niño quiere, pero si éste se dedica con toda su alma a ello, también desarrollará lo que le falta.

P Todos los miembros del Consejo de niños del Museo de las Ciencias de València dicen que lo que menos les gusta de la escuela son los deberes. ¿Qué opina de las tareas escolares para casa?
R Los deberes no consiguen los resultados que la escuela propone. En teoría los plantea como un refuerzo para los alumnos más débiles… Entrenar, entrenar y entrenar hasta aprender. Los que ya saben mucho no se entiende por qué tienen que hacerlos, pues para ellos es un castigo y nada más. El problema está en que los alumnos más débiles tienen también familias débiles, pues lamentablemente el éxito escolar es correlativo al nivel sociocultural de los padres. Esto es una enorme injusticia. Otra denuncia a la escuela, que debería compensar lo que le falta al niño al nacer y no lo hace. Estos niños que saben poco muchas veces no tienen una familia ni preocupada por su experiencia escolar ni capaz de ayudarles con los deberes, pues casi siempre sus padres saben menos que ellos. Si un niño necesita recuperar, eso es una competencia que la escuela no puede dejar en manos de los padres. Ese es un papel que corresponde al colegio dentro del horario escolar, con la presencia y la garantía del maestro, que es el único que sabe cómo moverse para que el niño pueda recuperar las lagunas que tiene. Además, los deberes son un abuso porque ocupan un tiempo de los niños que no es del colegio. Los escolares ya pasan cinco o seis horas al día en el colegio y eso es más que suficiente. La escuela no tiene derecho a ocupar más tiempo de la infancia. Al contrario, debería estar sumamente interesada en que los niños aprovechen el tiempo fuera del horario escolar para jugar, descubrir y vivir experiencias que poder contar en el aula. La escuela necesita de la vida de los niños, si no recibe este aporte tiene que volver al currículo y al libro de texto, y por tanto es una mala escuela.

P Dice que el objetivo de los consejos de niños es el de poner en crisis a los adultos. ¿Por qué?
R Poner en crisis nuestra forma de pensar es vital. El artículo 12 de la Convención de los Derechos del Niño de 1989 dice que los niños tienen derecho a expresar su opinión cada vez que se toman decisiones que les afectan, y que hay que tener en cuenta sus propuestas. Esto, que es ley del Estado español desde los años 90, significa que un colegio que no tenga un consejo de niños con el cual se enfrenta el director para conocer lo que piensan los alumnos es una escuela ilegal que habría que cerrar. Sin un consejo de niños el colegio es de los maestros, de los padres, de los adultos, pero no de los alumnos, que si pudieran elegir, no irían a clase. Esto es algo que no se puede soportar.

Fuente de la Entrevista:

http://www.levante-emv.com/comunitat-valenciana/2018/02/17/francesco-tonucci-nino-aburra-escuela/1680595.html

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Docentes italianos se manifiestan por sus condiciones laborales

Europa/Italia/22 Febrero 2018/Fuente: Hispantv

Crece la precariedad de los docentes, aumenta la edad media y la dificultad de acceso al profesorado. Son solo algunas de las secuelas de la política de desinversión pública en el sector educativo italiano emprendida en los últimos años.

Las condiciones laborales de quienes acuden cada día a las aulas para enseñar han empeorado. La precariedad se instala en el sistema al mismo tiempo que el número de profesores impartiendo se reduce.

Desde distintos puntos de Italia han venido a manifestarse diversos docentes para denunciar su situación. Es el caso de este profesor de música, Fabio y Roberto, que se han visto golpeados en los últimos tiempos en sus centros regionales.

Italia arrastra una década de recortes que ya se ha cobrado el puesto de cinco mil investigadores en los últimos siete años, como se desprende de un último estudio publicado por el Ministerio de Educación. Desde 2010 a 2017, el número de profesores e investigadores en la Universidad disminuyó en casi el 8 %. Además…

Una edad que continúa aumentado con el paso de los años. Algo que consideran, dificulta la entrada de los nuevos talentos que están llamando a la puerta. Los sindicatos seguirán con sus reivindicaciones de aquí a los próximos comicios.

Los sindicatos denuncian que Italia haya escogido el camino inverso al recomendado por la Organización para la Cooperación y el Desarrollo Económico (OCDE). En los momentos de mayor crisis, ha optado por recortar recursos del sector educativo.

Fuente: https://www.hispantv.com/noticias/italia/369143/protesta-docentes-precariedad-edad-profesorado

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